Incubo, mistero, allucinazione. Nomads è un insolito film horror soprannaturale degli anni ’80 da riscoprire, per il suo stile raffinato e una sceneggiatura originale.
Nomads (1986) rappresenta un curioso e poco conosciuto esperimento nel panorama horror degli anni ’80, dominato in gran parte dallo splatter degli slasher movies, nonché il debutto alla regia di John McTiernan, che di lì a poco avrebbe rivoluzionato il cinema d’azione con Predator e Die Hard.
La pellicola si dipana come un’inquietante spirale onirica attorno alla figura di Pierce Brosnan (pre-James Bond), qui nei panni di Pommier un antropologo francese che scopre l’esistenza di una tribù urbana di esseri soprannaturali che si aggirano per Los Angeles nelle vesti di motociclisti vagabondi punk dediti a gratuite azioni violente che stranamente sembrano passare inosservate ai più. La sua morte misteriosa nelle prime scene del film innesca una serie di visioni traumatiche che perseguitano la dottoressa Eileen Flax (Lesley-Anne Down), l’ultima persona ad averlo visitato in ospedale. Eileen si ritroverà a rivivere in prima persona gli ultimi drammatici giorni dell’antropologo e di sua moglie Niki (Anna Maria Monticelli), intrappolata in una sorta di allucinato transfert o connessione “psichica”. Scoprirà come Pommier, spaventato ma anche incuriosito dalla strana comunità di bikers nomadi e dal loro comportamento libero e sfrenato, si metterà incautamente a indagare (da buon antropologo) sulla gang che vive ai margini della consapevolezza umana. Ma anche la dottoressa rischierà di sprofondare nella follia, finendo per attirare su di sé l’attenzione malevola della banda.
L’esordiente McTiernan dimostra già un notevole controllo della tensione visiva, costruendo un’atmosfera claustrofobica dove il confine tra realtà e allucinazione si fa sempre più labile. La Los Angeles notturna diventa un labirinto di neon e ombre, popolato da presenze minacciose che sembrano emergere dagli angoli più bui della città. Ma anche di giorno, alla luce del sole, la sinistra gang di nomadi urbani molesta indisturbata le vittime designate in totale impunità.
Ciò che rende Nomads particolare è il suo rifiuto di seguire le convenzioni horror dell’epoca. Niente adolescenti in pericolo o truculenti assassini mascherati, ma un’esplorazione quasi antropologica del concetto di male ancestrale che si annida nel tessuto urbano contemporaneo. Il film gioca con le teorie sugli Inuit, i nomadi dei ghiacci, e le loro leggende sui demoni erranti, trasportandole in modo originale nel contesto della cultura punk degli anni ’80. Ci anticipano qualcosa i titoli di testa con l’inquietante ed evocativa figura di un nomade Inuit incappucciato con il volto in ombra. Lo stile visivo raffinato da video clip musicale è quello di serie TV come Miami Vice o del thriller poliziesco Vivere e morire a Los Angeles (1985) il film cult di William Friedkin. I demoni/spiriti di Nomads anticiperanno nel look e nel comportamento selvaggio i vampiri di Ragazzi perduti e Il buio si avvicina, pellicole del 1987. Ma gli Einwetok del folclore Inuit sono entità vaghe e misteriose, nel film volutamente poco approfondite, nonostante siano interpretate da attori ‘interessanti’ come il cantante Adam Ant, l’inquietante Mary Woronov la cantautrice Josie Cotton… Nella scena della fuga di Brosnan nell’inquietante convento di suore possiamo rivedere un omaggio a certo horror italico degli anni ’70. Comunque risulta molto convincente l’interpretazione di Brosnan alla prima prova da protagonista.
Nonostante alcuni evidenti limiti di budget e qualche ingenuità nella sceneggiatura, “Nomads” resta un’opera affascinante proprio per la sua ambizione di fondere horror soprannaturale, thriller psicologico e aspetti sociali come i temi dell’alienazione urbana e il contrasto tra vita moderna e antiche tradizioni. La colonna sonora di Ted Nugent contribuisce a creare quell’atmosfera di minaccia costante che permea l’intero film, insieme al tema malinconico di Bill Conti. Semmai possiamo trovare dei limiti, secondo gli standard odierni, nei relativamente pochi momenti di azione legati alla passività di Pommier e Flax che in veste di protagonisti appaiono sin da subito come vittime eccessivamente indifese nei confronti dei nomadi, incapaci di dare vita a un’avvincente lotta per la sopravvivenza, elemento di suspense fondamentale in questo tipo di film. Il loro destino sembra già prematuramente segnato. Del resto i nomadi sembrano non poter essere uccisi con i ‘normali’ metodi. Probabilmente questa manchevolezza a livello di sviluppo narrativo si spiega con i sopracitati limiti di budget.
In sintesi non tutti gli elementi narrativi funzionano o sono sviluppati compiutamente, e il finale ‘aperto’ (ma comunque efficace) potrebbe lasciare perplessi o insoddisfatti, ma c’è qualcosa di ‘magnetico’ nel modo in cui il film rifiuta di offrire facili risposte, preferendo invece avvolgere lo spettatore in un clima misterioso di crescente paranoia e spaesamento che lascia poche speranze di salvezza di fronte all’ignoto.
Titolo originale: Nomads
Anno: 1986
Regia: John McTiernan
Sceneggiatura: John McTiernan
Fotografia: Stephen Ramsey
Musiche: Bill Conti
Cast: Pierce Brosnan, Lesley-Anne Down, Anna Maria Monticelli, Mary Woronov, Adam Ant, Nina Foch, Héctor Mercado, Josie Cotton, Frank Doubleday
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