Nella violenta Johannesburgh di un prossimo futuro, la sicurezza è affidata ad un esercito di robot androidi, chiamati Scout, che affiancano o sostituiscono gli agenti umani nelle pericolose operazioni di polizia. Gli Scout sono prodotti dalla società Tetravaal e programmati da un giovane e geniale ingegnere, Dion che però non si accontenta dei risultati finora ottenuti ma cerca l’occasione buona per poter sperimentare un software (o meglio intelligenza artificiale) in grado di trasformare un ‘semplice’ robot in un essere senziente in grado di apprendere, progredire e provare sentimenti ed empatia verso il prossimo. Ma alle spalle di Dion, trama l’invidioso collega Vincent, ex militare che aspetta l’occasione per poter proporre l’utilizzo della sua creazione, il ‘Moose’ (alce), imponente robot super armato, telecomandato tramite un casco neurale. Quando lo scout n.22 rimane gravemente danneggiato in una sparatoria, Dion decide in segreto di utilizzarne il corpo destinato alla rottamazione per portare avanti il suo esperimento sull’intelligenza artificiale. Ma una scalcinata gang di balordi, messi alle strette da un feroce boss con cui hanno un debito, rapiscono Dion e la sua creazione. Dopo aver obbligato Dion ad attivare il suo software nel robot, la banda si ritrova inaspettatamente tra le mani un essere senziente da educare come un bambino ma in rapida evoluzione mentale. Allora decidono di sfruttare le potenzialità belliche dell’automa (soprannominato Chappie) per compiere azioni criminose…
Humandroid (Chappie) è solo l’ultimo di una serie di film usciti di recente in Italia che trattano di robot, della loro presa di coscienza e di intelligenza artificiale (vedi Automata, il remake di Robocop, Transcendence…) e altri devono ancora uscire nelle nostre sale come Ex Machina. Questa cyber-invasione cinematografica rende più difficile valutare o apprezzare Chappie (il neologismo Humandroid coniato dai distributori italiani è abbastanza insensato) con la dovuta obiettività. Va comunque detto che l’idea di Chappie nel regista sudafricano Neill Blomkamp è nata alcuni anni fa intorno al 2003, prima anche della realizzazione del suo film più riuscito, il radicale e crudo District 9. Infatti Blomkamp, da sempre dichiarato estimatore di Robocop, cominciò a sviluppare l’idea di Humandroid/Chappie già nel cortometraggio Tetra Vaal (2004) dove possiamo vedere un robo-poliziotto, prototipo di Chappie, aggirarsi tra le baraccopoli sudafricane. E fu durante la stesura di Elysium che Blomkamp ebbe l’idea di una banda di criminali che crescono un robot le cui conoscenze iniziali del mondo reale sono pari a zero. Questo spunto potenzialmente abbastanza interessante consente al regista di alternare toni da commedia a quelli per lui consueti dell’action fantascientifico distopico ricco di sparatorie ed effetti speciali ma non disgiunti ovviamente da tematiche importanti di critica sociale. Eppure negli USA il film ha riscosso tiepidi consensi nonostante (o forse a causa di) alcune inevitabili concessioni al modello hollywoodiano. Indubbiamente Chappie, nonostante sia stato girato a Johannesburgh, può deludere le aspettative perché non ha quel crudo realismo e quell’ottica originale che contraddistinguevano l’opera prima District 9. Non mancano in Humandroid scene brutali e pirotecnici scontri a fuoco ma alla fine prevalgono i buoni sentimenti rappresentati dal simpatico Chappie, sorta di Pinocchio robotico (ma di lungo ha le orecchie non il naso) che si dimostra più umano degli esseri umani. Ma anche qui ogni pretesa di originalità tende a scemare di fronte al ricordo di altre pellicole come Corto circuito (1986), A.I. Intelligenza artificiale (2001), L’uomo bicentenario (1999), E.T. l’extra-terrestre (1982). Ma se tralasciamo questi aspetti derivativi del film, ci troviamo pur sempre di fronte ad un’opera di pregevole fattura tecnica, dal montaggio serrato e dalla storia scorrevole ed avvincente che solo nel finale (come accade anche nel precedente Elysium) scivola verso soluzioni piuttosto semplicistiche ed improbabili come la vorticosa girandola di trasferimenti di mente e di coscienza tra robot e robot e tra uomo e robot che salvano i ‘buoni’ del film sul fil di lana. Sugli ottimi effetti speciali si è pronunciato lo stesso Blomkamp (che ha esordito nel mondo degli effetti visivi): “In realtà c’è più CGI in questo film (rispetto a District 9), perchè ci sono quasi un migliaio inquadrature di Chappie ed è sempre generato al computer. Ma è fatto in modo che sembri reale. Tutti i luoghi erano luoghi veri… Sì, nessun set e nessuna CGI correttiva.” In effetti si può dire che il film poggi interamente sulle spalle metalliche di Chappie a cui fornisce le movenze (tramite la tecnica del motion-capture) e la voce l’attore Sharlto Copley (sempre presente nelle produzioni di Blomkamp). Il resto del cast se la cava discretamente a cominciare da Hugh Jackman nei panni insoliti di un cattivo sufficientemente detestabile che gira sempre in bermuda. Singolare la presenza del duo rap sudafricano Die Antwoord che interpreta i genitori adottivi di Chappie nei ruoli dell’affettuosa e svampita Mami e del balordo capo gang Ninja. Le scene dell’educazione criminale del robot sono piuttosto divertenti ed azzeccate. Invece la prova di Sigourney Weaver nella parte della direttrice della multinazionale Tetravaal è insignificante e di maniera.
Comunque dopo il piacevole intermezzo rappresentato da Humandroid, Blomkamp sembra intenzionato a dedicarsi a progetti più impegnativi come il sequel di Alien.
Titolo: Humandroid (Chappie)
Regia: Neill Blomkamp
Anno: 2015
Produzione: Sudafrica, USA – Sony, Alpha Core – Durata 120 min.
Sceneggiatura: Neill Blomkamp, Terri Tatchell
Fotografia: Trent Opaloch
Scenografia: Jules Cook
Effetti speciali: Jamie Hendricks
Musica: Hans Zimmer
Interpreti: Dev Patel, Hugh Jackman, Watkin Tudor Jones, Yolandi Visser, Sigourney Weaver, Sharlto Copley
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