Tre ragazzi, brillanti studenti informatici del MIT, in viaggio verso la California, sono attirati da un segnale di ignota origine in una casa abbandonata nel sud est del Nevada, eccitati dalla possibilità di venire a contatto con un misterioso hacker, chiamato NOMAD, che ha già violato a più riprese i server dell’università. Ma qui si ritrovano intrappolati in una base segreta dove l’enigmatico dottor Damon sembra voler condurre su di loro strani esperimenti dalle oscure finalità…
Ultimamente nelle produzioni indipendenti il cinema di fantascienza sembra essersi appiattito sulle più numerose produzioni horror in quanto a stile e tematiche, dove magari l’indemoniato/fantasma paranormale di turno è sostituito dall’extraterrestre più o meno malevolo e le confuse riprese fatte con la camera a mano provvedono a coprire i buchi della sceneggiatura e della regia. Fortunatamente, ogni tanto, spunta qualche (parziale) eccezione come nel caso di The Signal (2014), oscuro ma suggestivo thriller fantascientifico firmato da William Eubank giovane regista, già direttore della fotografia dotato di un certo talento. Il film inizia in bello stile tra flash back sentimentali e panorami da road movie, introducendo tranquillamente i tre protagonisti (due classici nerd più fidanzatina al seguito) che risultano non troppo molesti, comunque sufficientemente lontani dallo stereotipo rappresentato dalle solite vittime sacrificali degli slasher movies. Poi i tre, per seguire il fantomatico segnale lanciato a mo’ di sfida dal presunto hacker Nomad, si ritrovano a esplorare una desolata catapecchia nel deserto che rimanda al ‘classico’ Blair Witch Project e ci viene elargita (con parsimonia) qualche ripresa ‘found footage’ che comunque in questo caso serve solo a introdurre la suspense. Dopo inizia l’incubo per i nostri amici, intrappolati in una situazione che definire kafkiana è del tutto appropriato in questo caso. Un ambiente asettico dove uomini in tuta isolante compiono attività incomprensibili e un dottore, sin troppo tranquillo e serafico, che sottopone uno dei protagonisti a dei test cognitivi apparentemente piuttosto insulsi, non possono che incuriosire lo spettatore che si ritrova piacevolmente spiazzato in una vicenda misteriosa dagli sviluppi imprevedibili. Naturalmente non si può svelare altro della trama per non rovinare la sorpresa finale che, bisogna ammetterlo, in questo caso arriva piuttosto inattesa, caratteristica fondamentale per la riuscita complessiva della pellicola.
Situazioni enigmatiche, colpi di scena ben congegnati, atmosfere angoscianti contribuiscono a costruire un piccolo ma pregevole film di genere sci-fi di cui si sentiva la mancanza in questa categoria da un po’ di tempo a questa parte. Nonostante si tratti di una produzione low budget gli effetti speciali sono più che passabili e la fotografia rende efficacemente con diverse tonalità cromatiche i vari ambienti della storia (i laboratori, il deserto, i flash back…). Sicuramente qualcuno potrebbe rimanere irritato dal finale sorprendente ma in parte oscuro che non mette al loro posto tutte le tessere del mosaico e solleva ulteriori interrogativi. E i cinefili più smaliziati potrebbero riconoscere in The Signal una certa tendenza odierna a privilegiare la confezione in bello stile rispetto al contenuto (vedi Under the Skin), dove lo spunto intrigante non viene sviluppato e approfondito come meriterebbe. Indubbiamente si poteva fare di meglio viste le premesse, ma rimane comunque un film il cui valore va oltre la somma delle sue parti, in grado di lasciare nello spettatore suggestioni insolite e suscitare un certo pathos. Parte del merito va anche al cast a cominciare dal veterano della fantascienza Laurence Fishburne nella parte dell’ambiguo e inquietante dr. Damon che se ne va in giro con una valigetta rossa contenente una semplice ma letale pistola, particolare che contribuisce, insieme ad altri, a dare un tocco surreale alla storia. Il giovane Brenton Thwaites, anche lui presente in varie produzioni sci-fi/horror (Oculus, Maleficent, The Giver), si fa apprezzare nel ruolo di Nic, che disperatamente cercherà di fuggire dall’inspiegabile situazione in cui si trova costretto.
Prima del finale a effetto, il regista dissemina qualche indizio, quasi di sfuggita, che ci dovrebbe far capire su quale direzione vuole andare la storia. Ma in gran parte resta affidata all’intuizione dello spettatore la comprensione del tutto. L’obiettivo del talentuoso Eubank è evidentemente quello di stupirci senza preoccuparsi troppo della coerenza e della logica.
Spoiler!
The Signal è stato presentato al Sundance Film Festival del 2014, riscuotendo un certo successo e facendo scomodare (in verità un po’ a sproposito) film come District 9 o addirittura le opere di Kubrick.
Titolo: The Signal
Regia: William Eubank
Anno: 2014
Sceneggiatura: Carlyle Eubank, David Frigerio, William Eubank
Produzione: USA – ImageMovers, Spyglass Entertainment – durata: 97 min.
Fotografia: David Lanzenberg
Montaggio: Brian Berdan
Musiche: Nima Fakhrara
Interpreti: Brenton Thwaites, Olivia Cooke, Beau Knapp, Laurence Fishburne, Lin Shaye, Robert Longstreet
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