Dare nuova vita a personaggi entrati a far parte dell’immaginario collettivo è sempre un’impresa difficile, soprattutto se si tratta di protagonisti di serie televisive di culto sospese bruscamente da qualche anno a causa del calo dell’audience. E’ il caso di Doctor Who, popolare icona della televisione britannica. Il telefilm nato nel 1963 venne cancellato dopo ventisei stagioni, nel 1989. Doctor Who – The Movie, meglio conosciuto dai fan come Doctor Who – The Enemy Within è un episodio pilota (sotto forma di film per la televisione) realizzato nel 1996 ed è una coproduzione britannica e statunitense (BBC e Fox). Nelle intenzioni, doveva conquistare il mercato americano e dare il via a nuove stagioni. Andò a finire diversamente: nel Regno Unito il film ebbe successo, negli States fu accolto senza troppi entusiasmi e fu così che fino al 2005 nessuno ha voluto dare fiducia allo strampalato alieno che viaggia a bordo del TARDIS, una bizzarra macchina del tempo dalla forma di cabina telefonica per poliziotti inglesi, comunemente in uso in Gran Bretagna negli anni ‘60. Dopo la ripresa della serie nel 2005 e più di 800 episodi trasmessi, Doctor Who detiene il record di serie televisiva di fantascienza più longeva al mondo.
Nella vicenda di Doctor Who – The Movie, diretto da Geoffrey Sax, il protagonista è incaricato di trasportare le ceneri del Maestro, suo storico avversario, fino al pianeta d’origine Gallifrey. Il Maestro però non è morto e la sua essenza, sotto forma di un fluido serpente, erompe dall’urna dove è conservata e costringe il Dottore ad un atterraggio di emergenza nella San Francisco del 1999. Non appena il Dottore prova ad uscire dalla sua macchina, si trova nel bel mezzo ad un regolamento di conti tra bande di orientali e finisce crivellato di colpi. Portato in ospedale, muore in sala operatoria poiché il chirurgo, la dottoressa Grace Holloway, ignora le differenze fisiologiche tipiche della sua specie e lo uccide inavvertitamente. Il Dottore ha due cuori e quando il suo corpo invecchia oppure subisce danni irreparabili, si rigenera assumendo un nuova forma e diverse caratteristiche comportamentali. E’ quanto avviene nella cella frigorifera dell’obitorio. Il Dottore si risveglia, e ancora sotto shock cerca di far luce su quanto gli è avvenuto. Il Maestro intanto ha preso il possesso del corpo di un umano, Bruce e si è messo sulle sue tracce: vuole sottrarre l’energia vitale del Dottore per poter sopravvivere e vendicarsi. Con l’aiuto della stessa Grace il Dottore cerca di salvare sé stesso e l’umanità, minacciata dal crudele Maestro…
La vicenda è ben congegnata, e nonostante alcune concessioni al gusto d’oltre oceano si collega alla serie classica in modo fin troppo perfetto. Ci sono citazioni ed eventi comprensibili solamente da quanti hanno seguito le precedenti avventure. Apparentemente il Dottore sembra un essere umano, invece è un Signore del Tempo e ha una fisiologia diversa. Può ‘rinascere’ per dodici volte, secondo la legge stabilita dal suo popolo, ha due cuori, può resistere a danni che ucciderebbero qualsiasi terrestre. Il suo nemico, il Maestro, ha caratteristiche analoghe e quando è stato condannato a morte dai Dalek ha vissuto la sua ultima vita. Il ciclo vitale dei Signori del Tempo, i loro poteri, il funzionamento del TARDIS, l’inimicizia con il Maestro sono dettagli importanti per comprendere i personaggi e le loro motivazioni. Era però quasi impossibile sintetizzare tutte queste informazioni e porgerle allo spettatore nel corso degli ottantacinque minuti di proiezione, in quanto sono stati rivelati nel corso dei tanti anni di programmazione televisiva. Di conseguenza la pellicola fornisce appena qualche cenno funzionale allo svolgimento degli eventi e nessuno si preoccupa di appagare le curiosità. Alcune situazioni possono risultare poco comprensibili ai neofiti, ed è questa la lacuna più grave della pellicola.
E’ un peccato perché alcuni momenti sono di rara suggestione, su tutti la drammatica rigenerazione. Il montaggio parallelo alterna le sequenze del Frankenstein cinematografico che l’addetto alla morgue sta guardando alla televisione, e quanto avviene nella cella. In un’alternanza di primi piani e dettagli lo sguardo del mostro diviene lo sguardo del Dottore appena rianimato. Quanti hanno assistito alle precedenti rigenerazioni sanno bene cosa attende ogni ‘nuovo’ Dottore nelle ore successive alla resurrezione; occorre un po’ di tempo perché si adatti alla nuova forma e recuperi i ricordi delle sue esistenze trascorse. Lo smarrimento dell’alieno che vaga in ospedale pallido e avvolto nel sudario non è ‘solo’ lo shock di un uomo risvegliatosi all’obitorio. La perdita della propria identità è magnificamente esemplificata dalla moltitudine di immagini frammentate riflesse dai monitor e dai vetri rotti abbandonati in un’ala dell’ospedale dismessa.
Nel corso delle ventisei stagioni il pubblico ha amato Dottori con caratteristiche diverse; l’Ottavo è interpretato dall’attore britannico Paul McGann, noto per aver preso parte a molte produzioni televisive e per aver realizzato svariati audiolibri. La pellicola, nonostante cerchi di mediare il gusto continentale con quello d’oltre oceano, dipinge un vero eroe romantico, sofferto, sensibile. L’Ottavo Dottore non è inetto nelle scene d’azione, può rubare con destrezza piccoli oggetti, sa difendersi e riesce a guidare la motocicletta in un inseguimento mozzafiato, eppure spesso diviene vittima di eventi casuali o delle manovre del Maestro. Nella sua settima incarnazione, affidata a Sylvester McCoy, viene coinvolto in un conflitto a fuoco per pura fatalità e poi viene ucciso dall’ignoranza dei terrestri. Torna in vita debole e sconvolto, e viene tradito e tramortito dalla stessa Grace posseduta dal Maestro, infine questi lo tortura: sono lontani i tempi degli eroi invincibili e pronti a spaccare il mondo pur di raddrizzare i torti. Le sofferenze fisiche e psicologiche mettono alla prova il Dottore, e questi reagisce dimostrando un disperato amore per la vita, e un coraggio ancora più grande. Dopo aver visto la morte in faccia apprezza le sensazioni evocate dalla musica, si sorprende delle piccole gioie quotidiane, si dimostra intelligente e curioso, pronto ad abbracciare i sentimenti propri degli esseri umani e commuoversi. La rivelazione delle sue origini in parte terrestri è probabilmente un dato inserito per enfatizzare la sua capacità di provare forte empatia. Non è un caso se il suo aspetto ammicca ai poeti romantici, e il suo TARDIS è arredato in stile steampunk, con complicati ingranaggi e mobilia neogotica.
Tutte le precedenti incarnazioni del Dottore avevano accanto compagni; queste ‘spalle’ erano quasi sempre donne terrestri. Il rapporto mai oltrepassava i limiti di una tenera e sincera amicizia; il ‘qualcosa di più’ era lasciato all’immaginazione dei fan. L’Ottavo Dottore sviluppa nuovi sentimenti, e giunge a baciare Grace, grato di essere ancor vivo. Di aspetto piacente, valorizzato dall’abbigliamento da dandy vittoriano, ha tutte le caratteristiche per conquistare i cuori femminili senza rinunciare a coinvolgere il resto del pubblico. Che l’Ottavo Dottore funzioni molto bene, lo si capisce dalla lunga serie di romanzi e audiolibri usciti in seguito al film televisivo. Lo stesso Paul McGann interpreta queste storie assai intense, purtroppo mai trasposte sul piccolo schermo. Anche il personaggio di Grace, affidato all’americana Daphne Ashbrook, è innovativo; è una donna matura con una convivenza prossima alla crisi finale, ha le sue insicurezze dovute sia alla situazione sentimentale poco rosea, sia alla sua esperienza professionale in cardiologia. Dolorosamente consapevole dei limiti della scienza medica e del sistema sanitario americano, è pronta a tenere testa ai colleghi. Inizialmente non crede al Dottore e prende le sue parole per vaneggiamenti di un pazzo, cerca ogni possibile spiegazione razionale agli eventi. Ha dalla sua la cultura e una mente aperta, e davanti alla prova concreta della verità delle affermazioni del Dottore, è subito pronta a riconoscere i propri errori e accettare la verità, per quanto sia sconvolgente. E’ la prima, tra i compagni umani, ad instaurare un rapporto alla pari con il protagonista. Ace, la giovane armata di esplosivi, era una maschiaccia tutta azione ed era complementare al Settimo Dottore, un uomo minuto e in apparenza inoffensivo. Lei era il braccio e lui la mente, ma in fondo lei apprendeva costantemente da lui e lo chiamava Professore, nemmeno fosse una scolaretta sotto interrogazione. Grace è una dottoressa e rifugge il ruolo di semplice aiutante, pronta a strillare non appena il Signore del Tempo si mette nei guai oppure a soccorrerlo dopo lo scontro contro robot o alieni vari. Dispiace ricordare come la mancata realizzazione della serie abbia impedito di sviluppare un personaggio tanto interessante: riappare in un paio di fumetti e romanzi, inediti in Italia, e un sporadiche fan fiction quasi sempre di genere romantico.
Sorte analoga è toccata al giovane Chang Lee: forse doveva accompagnare il Dottore nelle sue nuove imprese, di fatto segue il Maestro illudendosi di averne vantaggio, e probabilmente non ha interesse a lasciare la sua vita da gangster per viaggiare nel tempo.
Il Maestro invece ha deluso i fan; Eric Roberts manca del carisma dei precedenti interpreti, le battute a lui affidate sono abbastanza scontate e vengono porte con mestiere, senza la giusta verve e la carica di trasgressione che accompagna qualsiasi avversario si rispetti. Per quanto temibile e astuto, viene sovrastato dai protagonisti, quasi fosse un accessorio di scena indispensabile per innescare le peripezie del Dottore. Il Maestro compare sulla scena avvolto in un trench di pelle, sotto una luce livida che insieme alle inquadrature rammenta il Terminator, oppure indossa i sontuosi abiti tipici del suo popolo. Quanti hanno negli occhi le immagini della gente di Gallifrey viste nei vecchi telefilm apprezzano la citazione, gli altri possono ricordare i vecchi B-movies di fantascienza, con gli attori abbigliati nel modo più chiassoso pur di rappresentare improbabili razze aliene.
A peggiorare la situazione, gli effetti speciali oggi sono decisamente superati e anche l’epico scontro finale ne accusa i limiti. E’ ovvio che un film televisivo difficilmente può permettersi trucchi elaborati e l’uso intelligente del montaggio può non riuscire sempre a mascherare la povertà. Nel caso della serie del Doctor Who, fin dagli esordi gli artifici sono sempre passati in secondo piano rispetto all’importanza attribuita ai dialoghi, all’intreccio della vicenda, alla caratterizzazione dei personaggi. Doctor Who è figlio della cultura europea e del suo modo di intendere il cinema, la fantascienza in particolare. Gran parte del fascino della pellicola nasce dal tormentato protagonista e l’antagonista è uno strumento indispensabile per innescare gli eventi, tutti comunque finalizzati alla creazione del nuovo Dottore. In questo senso le parti meglio riuscite sono le prove di bravura di Paul McGann, mentre le sequenze di azione si risolvono in momenti di intrattenimento leggero, già visti in decine di polizieschi.
Lo spettatore americano medio probabilmente si attendeva ben altro da una pellicola di genere, ovvero senso di meraviglia generato da immagini strabilianti, una trama lineare con personaggi buoni oppure malvagi, attori dal sex appeal esplicito, un lieto fine trionfalistico oppure una tragedia annunciata fin dalle prime sequenze. Il film dedicato al Doctor Who destabilizza uno ad uno questi cliché, a partire dagli effetti speciali. La meraviglia nasce dalla psicologia dei personaggi, ciascuno dotato di un carattere definito da pregi e difetti. Si fa presto a definire ‘buono’ il Dottore: nel corso delle sue incarnazioni si è trovato spesso a dover sacrificare i singoli, intere specie, sé stesso ed anche la sua stessa gente pur di mantenere l’equilibrio nel cosmo. Può sbagliare, è attratto dagli esseri umani ma è consapevole della breve durata delle loro esistenze e, per quanto sappiamo, nessuno dei compagni ha trascorso l’intera vita sul TARDIS, perché presto o tardi li ha ricondotti alla vita quotidiana sulla Terra. La pellicola tace i trascorsi del Dottore tuttavia sporadiche battute oppure sguardi e gesti lasciano affiorare un passato burrascoso, sensi di colpa, e la solitudine di una creatura che attraversa i secoli senza mai trovare il proprio posto nell’universo. Quanto al sex appeal, tutti i Dottori e le compagne sono per qualche verso piacenti, dotati di un fascino sottile diverso dalla bellezza esplicita e appariscente degli attori hollywoodiani. Anche l’epilogo dell’avventura, benché positivo, resta velato dalla malinconia.
Era impossibile adattare la figura del Dottore ai gusti statunitensi senza snaturarla e rinnegare il lavoro di ventisei lunghi anni. La sceneggiatura è scesa a qualche compromesso pur di accontentare un ipotetico spettatore americano, tuttavia sono soluzioni rivolte alla forma più che alla sostanza, e forse non poteva essere diversamente. Se è vero che ogni rigenerazione crea un Dottore diverso dai precedenti per fisionomia, carattere, abitudini, è altrettanto vero che ogni Dottore mantiene qualcosa delle altre incarnazioni oltre ai ricordi delle esperienze vissute. Non si può cancellare il legame con il passato pur di avere un eroe commercialmente più accattivante, e pretendere di raccontare le avventure del Doctor Who.
Nonostante i limiti dovuti ai tempi limitati di un pilot, e ai mezzi contenuti di un prodotto televisivo, il film è apprezzabile e di certo non meritava l’accoglienza tiepida che ha avuto. Purtroppo è difficile reperire la pellicola in lingua italiana: pare sia stata edita in VHS e poi sia scomparsa dagli scaffali. Ed è un peccato: se il film fosse meno problematico da reperire, di certo molti fan chiederebbero a gran voce la traduzione dei fumetti e dei romanzi. Per adesso, non resta che affidarsi all’acquisto del film in lingua originale; c’è da augurarsi che la crescita del numero dei fan italiani porti alla ristampa del vecchio VHS in formato DVD. Meriterebbe davvero una visione.
Titolo: Doctor Who – The Movie / Doctor Who – The Enemy Within / Doctor Who
Anno: 1996
Regia: Geoffrey Sax
Produzione: Regno Unito, USA – BBC, Fox – durata 85 min.
Sceneggiatura: Matthew Jacobs
Fotografia: Glen MacPherson
Musica: John Debney
Effetti Speciali: Eric Alba
Interpreti: Paul McGann, Daphne Ashbrook, Eric Roberts, Sylvester McCoy
Trailer
Il film “Doctor Who” è un vero capolavoro! La trama avvincente e gli effetti speciali mozzafiato mi hanno tenuto incollato allo schermo dall’inizio alla fine. La performance degli attori è eccezionale, soprattutto il Dottore stesso che riesce a trasmettere tutta la sua eccentricità e carisma in modo straordinario. Non posso che elogiare la regia e la scelta delle location che creano un’atmosfera unica e coinvolgente. Consiglio caldamente a tutti gli appassionati di fantascienza di non perdere questo incredibile viaggio nel tempo e nello spazio. Grazie per aver condiviso questa meravigliosa esperienza cinematografica! CinemaHDV2