California 1970, una congrega di hippies viene massacrata da una setta di satanisti capitanati dal folle e crudele Damon. Vent’anni dopo in Germania, la giovane maestra elementare Myriam soccorre e ospita a casa sua uno strano vecchio vagabondo. Da questo momento Myriam sprofonda in un incubo senza fine tra misteriosi rituali e morti cruente e inspiegabili. La sventurata ragazza ignora di essere finita al centro di un diabolico disegno che mira a riportare l’Anticristo sulla Terra…
Tra i registi che meglio hanno saputo raccogliere l’eredità del cinema fantastico-horror italiano degli anni ’60 e ’70 e in particolare di autori come Dario Argento, va annoverato senza dubbio il talentuoso Michele Soavi, che dopo aver esordito come attore nell’epoca d’oro dei b-movie all’italiana, si cimenta come regista verso la fine degli anni ’80, quando il cinema di genere italiano sta per entrare in una crisi irreversibile. Dopo essersi fatto le ossa come assistente di Lucio Fulci e Dario Argento, esordisce alla regia con l’interessante slasher Deliria (1987), seguìto da La Chiesa (1989), (scritto e prodotto da Argento) che fonde le classiche tematiche demoniache con quelle lovecraftiane. Segue gli stessi binari il terzo film horror di Soavi, La Setta (1991), anch’esso realizzato sotto l’egida creativa e produttiva di Dario Argento che volle fortemente intervenire sulla sceneggiatura, ritenuta inizialmente poco efficace. Il risultato è stato un film controverso, di poco successo, ma dall’innegabile fascino visuale, ricco di soluzioni registiche ardite, tra suggestivi piani-sequenza e soggettive spericolate che danno alla pellicola lo status di cult. La Setta, nonostante i suoi difetti a livello di sceneggiatura, può essere considerato uno dei migliori tardi horror italiani, in particolare tra quelli che trattano di sette segrete e culti proibiti, come Il Profumo della Signora in Nero, Tutti i Colori del Buio e Il Nido del Ragno, solo per rimanere in ambito italiano. Naturalmente si tratta di opere che derivano tutte dal capolavoro di Roman Polanski Rosemary’s Baby, considerato il capostipite dei thriller/horror ‘cospirazionisti’. Anche ne La Setta troviamo tra i personaggi la figura dell’ospite ‘perturbante’ (interpretato da un istrionico e sgradevole Herbert Lom) che si introduce nella casa e nella vita della malcapitata maestrina Myriam, vittima predestinata di arcani rituali. Come in molte pellicole di Argento, sul rigore della sceneggiatura prevalgono le invenzioni visive, infatti il film non è privo di incongruenze e ha uno svolgimento abbastanza confuso, ma non ha il ritmo incalzante e lo stile ‘sanguinario’ tipico del Maestro, anzi si privilegia la costruzione di atmosfere inquietanti e un andamento lento che dovrebbe mettere in risalto gli aspetti onirici e surreali, tra i più riusciti della pellicola.
Michele Soavi sa anche affrancarsi dall’influenza di Dario Argento, superando i limiti della sceneggiatura con una regia elegante e visionaria, e mettendo in scena elementi satanici esoterici abbastanza inediti come acque purificatrici, insetti preistorici (introdotti nel naso del malcapitato di turno), teli soffocanti che ricreano un inquietante effetto ‘Sindone’, invocazioni ‘lovecraftiane’ a Shub-Niggurath, il Grande capro nero dei boschi, che fanno intendere l’esistenza di una cosmogonia più arcana e complessa di quella solitamente legata ai culti satanici. Le scene di morte non rivestono quella centralità che hanno nelle pellicole argentiane, ma non mancano ne La Setta le sequenze forti e impressionanti come l’iniziale massacro degli hippies da parte dei bikers satanisti, lo strano sogno di Myriam che viene beccata in volto da un grosso uccello (v. trailer), i cruenti sacrifici rituali della setta dei Senza Volto che strappano la pelle del viso delle loro vittime con dei ganci (come i supplizi inflitti dai demoni Cenobiti di Hellraiser). Le modalità con cui agisce la setta dei Senza Volto rimangono piuttosto oscure ma il loro scopo finale è abbastanza chiaro ovvero far nascere il nuovo Anticristo tramite una madre predestinata che dovrà partorire in un pozzo sotterraneo dopo essere stata posseduta da un ripugnante volatile (!). Nonostante il risultato del bizzarro amplesso sia un bozzolo in stile ‘alien’, alla fine viene fuori un bimbo di aspetto apparentemente normale ma in grado di salvare dalle fiamme di un incendio la mamma fuggitiva, dimostrando così le facoltà ignifughe del nuovo Anticristo. Ovviamente il finale involontariamente trash (con tanto di inseguimento automobilistico) è stato poco apprezzato ma almeno il personaggio della povera Myriam si salva, dopo averne subite di tutti i colori.
Se, come già detto la sceneggiatura di Dario Argento e Gianni Romoli fa acqua e non scioglie i numerosi nodi dell’intreccio, l’ottima fotografia di Raffaele Mertes e le musiche di Pino Donaggio contribuiscono a donare al film un certo fascino insolito, facendo dimenticare anche l’evidente povertà della produzione. Buona la prova del cast: oltre al già citato Herbert Lom, nella parte del misterioso e delirante vecchio, la virginale vittima predestinata Myriam (interpretata da Kelly Curtis sorella della più nota scream-queen degli anni ’70/’80 Jamie Lee Curtis) se la cava in un ruolo che ricalca in chiave minore la Mia Farrow di Rosemary’s Baby. Nel ruolo del fanatico Damon troviamo Tomas Arana presente anche come protagonista nel precedente La Chiesa. Non dimentichiamo la partecipazione di Mariangela Giordano, una delle regine del cinema sexy-exploitation italico, nella parte di Katryn, un’amica di Myriam. La stessa Giordano ha raccontato, come riportato nel dizionario dei film italiani Stracult di Marco Giusti, che il suo personaggio era stato parecchio tagliato, soprattutto in una scena piena di sangue (e di nudo).
Negli ultimi tempi Michele Soavi si è dedicato con un certo successo alle fiction TV ma noi ci auguriamo un suo ritorno al cinema fantastico horror, come è successo di recente per il collega Pupi Avati.
Regia: Michele Soavi
Produzione: Italia – Penta Film – Durata 113′
Anno: 1991
Sceneggiatura: Michele Soavi, Gianni Romoli, Dario Argento
Fotografia: Raffaele Mertes
Musiche: Pino Donaggio
Montaggio: Franco Fraticelli
Scenografia: Antonello Geleng
Effetti: Rosario Prestopino, Sergio Stivaletti
Cast: Kelly Curtis, Herbert Lom, Michel Adatte, Tomas Arana, Daria Nicolodi, Donald O’Brien, Giovanni Lombardo Radice, Mariangela Giordano, Michele Soavi
Trailer