Il film, diretto nel 2011 dallo spagnolo Gonzalo López-Gallego, ci racconta la storia della missione Apollo 18 (realmente progettata dalla NASA nel 1972 ma poi annullata per limiti di budget ed organizzativi) che porta sulla luna tre astronauti con il compito ufficiale di raccogliere campioni lunari ma in realtà per occuparsi di apparecchiature e sensori in grado di monitorare eventuali attacchi missilistici da parte dei sovietici. Il ritrovamento di alcune strane pietre lunari farà precipitare gli eventi…
Questo fantahorror parte da premesse vere per imbastire una vicenda girata in stile found footage con quel realismo in presa diretta molto in voga nelle pellicole horror di questi ultimi anni, inaugurato da The Blair Witch Project e proseguito con un certo successo con titoli come Cloverfield, Paranormal Activity e REC. Strizzando l’occhio a certe teorie complottistiche odierne, il film ci rivela perché non siamo più tornati sulla luna dopo i primi noti allunaggi. Nei cinema americani il film ha riscosso un discreto successo, in considerazione anche del fatto che si tratta di una produzione low-budget costata circa 5 milioni di dollari, di cui il produttore russo Timur Bekmambetov (già regista di La leggenda del cacciatore di vampiri) è uno specialista. Eppure, al di là del successo al botteghino, ci troviamo di fronte ad un’opera incompiuta e inconcludente che non riesce ad avvincere (e a convincere) fino in fondo lo spettatore. Sicuramente le premesse sono buone, lo spunto abbastanza originale e misterioso nella migliore tradizione di X-Files, però con lo scorrere dei minuti l’ormai abusato espediente found footage mostra tutti i suoi limiti con riprese confuse e fastidiose che rendono difficoltosa talvolta la comprensione di certe scene. Anche le inevitabilmente frequenti comunicazioni via radio tra astronauti possono risultare alla fine irritanti per l’orecchio dello spettatore. L’interesse suscitato inizialmente dalla trama misteriosa e dall’inquietante ambientazione lunare tende a calare progressivamente, non sostenuto in maniera adeguata da una sceneggiatura e da mezzi all’altezza. Il ritmo non è mai incalzante e l’incontro finale con le strane forme di vita lunari risulta frettoloso e poco incisivo. Alcune scene e situazioni risentono troppo dell’influenza di Alien e c. Sembra che i misteri lunari non vengano chiariti completamente più per pochezza d’idee e scarsità di mezzi che per una precisa scelta registica. Tra gli aspetti positivi possiamo annoverare, invece, gli inserti ‘vintage’ anni ’70 e la ricostruzione dell’ambientazione lunare, gelida e solitaria, che si contrappone con efficacia agli spazi ristretti e claustrofobici della navicella degli astronauti. In sintesi possiamo dire di trovarci fronte ad un’opera ben confezionata ma dal contenuto deludente.
Titolo: Apollo 18
Regia: Gonzalo López-Gallego
Anno: 2011
Produzione: USA, Canada – Dimension Films, Timur Bekmambetov – Durata 86 min.
Sceneggiatura: Brian Miller
Fotografia: José David Montero
Scenografia: Erik Gerlund, Oliver Zentner
Effetti speciali: Wray Douglas, Gary J. Tunnicliffe
Musica: Harry Cohen
Interpreti: Warren Christie, Lloyd Owen, Ryan Robbins
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