In un mondo senza legge, distrutto dalla malattia e dalla violenza, Ornella si trova prigioniera di Udolfo all’interno di una fortezza solitaria. Per sopravvivere la ragazza deve accettare il bestiale amore dell’uomo, un assassino asservito alla consorte cannibale Vera, e farsi complice della coppia: entrambi sono devastati fisicamente e mentalmente dalle mutazioni, ma non rappresentano un pericolo peggiore dei sadici Esecutori che marciano senza sosta all’esterno della fortezza. Prima che sia troppo tardi, Ornella dovrà fare una scelta fatale e conoscere l’ultimo, definitivo orrore…
Attenzione, spoiler!
C’era una volta in Italia un cinema d’exploitation di solida tradizione e di un certo successo al box-office, un cinema degli eccessi, che tra gli anni Settanta e Ottanta ci ha trasportato in una folle commistione di generi tra horror, fantascienza, nazi-movie, action-movie, cannibal-movie, zombi-movie…, dove sesso e violenza erano ingredienti irrinunciabili. Rappresentanti di questo cinema estremo, derivativo e creativo al tempo stesso, sono stati principalmente Ruggero Deodato (Cannibal Holocaust), Lucio Fulci ( …E tu vivrai nel terrore! L’aldilà), Umberto Lenzi (Il paese del sesso selvaggio), Joe D’Amato (Porno Holocaust), Bruno Mattei (Virus – L’inferno dei morti viventi). Soprattutto Mattei, dopo che il cinema di genere nostrano è andato scomparendo dalle sale cinematografiche italiane nel corso degli anni ’90, ha continuato a portare avanti il suo cinema truce con passione e inventiva, fino alla sua scomparsa nel 2007.
Con il cambiamento e/o la scomparsa dei canali distributivi e commerciali tradizionali, l’eredità del cinema horror exploitation italiano è stata raccolta dal cinema ‘underground’ che con budget risicatissimi e film girati in presa diretta destinati al circuito home-video, ha tenuto accesa con tenacia la ‘fiaccola’ del cinema estremo nazionale che ha fatto scuola anche all’estero (Tarantino docet!). Tra i principali continuatori della mitica tradizione exploitation italica va annoverato senza dubbio il regista Lorenzo Lepori (Catacomba, Notte nuda) che con genuina passione e solida professionalità ha continuato l’opera dei sopracitati ‘maestri’ del ‘cinema bis’, soprattutto quella di Bruno Mattei. E a Bruno Mattei sembra rifarsi con originalità, l’ultima fatica di Lorenzo Lepori, il fanta-horror Flesh Contagium (2020), film scabroso e violento che racconta senza troppi fronzoli le disavventure di un ristretto gruppo di personaggi in un mondo post catastrofe, decimato da una pandemia e percorso da spaventose creature mutanti, trasformate dal vaccino che doveva combattere il virus pandemico. Naturalmente il riferimento alla nostra triste attualità (Covid 19) costituisce solo il pretesto per imbastire uno spettacolo feroce e viscerale (nel senso letterale del termine) che vuole omaggiare senza troppi filtri il cinema splatter degli anni ’80, con l’aggiunta di un erotismo crudo e morboso di inconfondibile marca italiana.
I pochi sopravvissuti ancora ‘normali’ se la devono vedere con gli spietati ‘Esecutori’, che si aggirano instancabili per eliminare i superstiti, forse al soldo dei regimi autoritari sorti dopo la pandemia. Ambientato principalmente in una location dimessa ma suggestiva (un casolare diroccato circondato da boschi), il film, probabilmente anche per il budget ridotto, non segue la strada del survival horror post-catastrofico e si concentra sull’inquietante ‘triangolo amoroso’ tra i tre sopravvissuti: Ornella (Shiri Binder), una giovane ragazza diventata praticamente una schiava sessuale, passa di uomo in uomo fino a diventare preda del folle Udolfo (Pio Bisanti) che deve convivere con una orripilante mutazione e con la moglie Vera (Simona Vannelli), altrettanto folle e spaventosamente trasformata, oltre che gelosa della nuova venuta e dominata da appetiti cannibaleschi. In verità vi era all’inizio anche la figura del ‘duro’ di turno, Helmut (interpretato dallo stesso Lepori, a suo agio anche come attore) ‘protettore’ di Ornella, ma esce subito di scena (un po’ stupidamente) ucciso e divorato da Vera. Il tormentato Udolfo (che sembra anche nel nome il personaggio in versione aggiornata di un vecchio romanzo gotico) non vorrebbe cedere alle sue pulsioni bestiali nei confronti di Ornella ma si ritrova costretto dall’influenza del mostruoso parassita che cresce sulla sua spalla a violentare la ragazza e a cavarle il sangue per nutrire la creatura con spiacevoli trasfusioni. Del resto la malsana propensione a nutrire il parassita è dovuto anche al fatto che è stato generato dal morso della moglie Vera che lo considera come un figlio, per quanto abominevole. Il body horror messo in scena da Lepori con i suoi effetti splatter di ottima fattura artigianale richiamano alcuni classici cult degli anni ’80 come Basket Case. Non ci sono in Flesh Contagium derive trash demenziali o eccessivamente grottesche come in altre pellicole del genere, ma prevale un exploitation senza compromessi, fatto di efferatezze (per quanto ben dosate) tese a scioccare lo spettatore che rimane immerso fino alla fine in un’atmosfera cupa e malata. La trama non sembra contare così tanto anche se il rapporto degenerato tra i protagonisti con i loro bisogni primari di sopravvivenza e possesso è tratteggiato con efficacia. Alla fine la sottomessa Ornella non diventerà la ‘final girl’ di altri film horror ma andrà incontro a un terribile destino e il rassegnato Udolfo, dopo essersi liberato del maligno parassita, tornerà tra le braccia di Vera pronto a farsi infettare con un altro mostro, abdicando definitivamente da ogni forma di ‘normale’ umanità. Come nel trucidissimo Morituris di Raffaele Picchio, non si fanno sconti a nessuno. La minaccia ‘esterna’ è rappresentata dai feroci Esecutori, iconicamente vestiti di tute gialle e maschere antigas come si conviene in uno scenario post-apocalittico. Rimangono delle figure un po’ vaghe dal comportamento insensato ma ironicamente alla fine scopriamo che sono anche loro dei mutanti mostruosi, magari ex militari divenuti prime vittime degli effetti indesiderati del vaccino.
Girato in condizioni piuttosto difficili, durante la pausa estiva ‘libera’ dal Covid, Flesh Contagium si avvale per la realizzazione della sceneggiatura di Alex Visani (presente anche come produttore con la sua Empire Video) e di Antonio Tentori (già sceneggiatore per Lucio Fulci, Bruno Mattei, Dario Argento, Domiziano Cristopharo). L’ottima fotografia è dello stesso Alex Visani e gli effetti speciali rigorosamente non CGI sono di Lorenzo Parlanti (animatronics) e Ugo Arizzi (make-up).
Non ci resta che augurare a Lorenzo Lepori di continuare su questa strada, verso un cinema fantastico italiano non omologato e per quanto possibile lontano dal mainstream.
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