The Ritual

Quattro amici si avventurano nelle solitarie montagne della Svezia, non solo per svago ma anche per commemorare un loro amico rimasto ucciso durante una rapina avvenuta mesi prima. Ma la distorsione al ginocchio di uno di loro costringerà il gruppo a tentare una scorciatoia attraverso una foresta per tornare prima alla civiltà. Tra allucinazioni, litigi e macabre scoperte, i quattro amici si ritroveranno braccati da una misteriosa entità che vive nel profondo dei boschi…

Il cinema horror ‘rurale’

Boschi, foreste e in genere ambientazioni rurali più o meno remote hanno da sempre fatto da sfondo a svariati film horror e thriller, aumentati soprattutto in tempi recenti, fino a costituire un ricco filone di pellicole che grossomodo si suddividono in due tipologie: nel primo tipo il pericolo (e la paura) hanno un’origine essenzialmente ‘naturale’, come nel caso degli ostili montanari degli Appalachi presenti nel classico thriller Un tranquillo weekend di paura (1972) o ancora prima in Two Thousand Maniacs! (1964) dove una comunità rurale di folli se la prende con dei giovani turisti. Da queste due pellicole sono derivati tutta una serie di horror sempre più estremi come Le colline hanno gli occhi, Wrong Turn (cannibali), The Descent (mutanti cavernicoli), Cabin Fever (epidemia) Backcountry (grizzly) e così via. Nel secondo tipo di film horror rurali, la minaccia per i malcapitati protagonisti è di origine prettamente ‘soprannaturale’, dove remote foreste ospitano creature mostruose leggendarie, streghe, spettri e culti religiosi di natura pagana. Tra gli antesignani di questi horror ‘boschivi’ soprannaturali possiamo citare La notte del demonio (1957), ambientato nelle campagne inglesi dalle parti di Stonehenge, dove il protagonista deve vedersela con il capo di una setta dedita a culti demoniaci. Anche in questo caso abbiamo tutta una numerosa discendenza di fortunati titoli horror come La casaThe Blair Witch projectQuella casa nel boscoYellowBrickRoad, The Witch…, solo per citarne alcuni.

The Ritual

 

Paura e mistero nelle foreste della Svezia

Il Rituale (The Ritual – 2018), appena distribuito da Netflix, appartiene a questo secondo tipo di pellicole, dove un gruppo di sprovveduti (per fortuna però non si tratta dei soliti ragazzini dei film slasher) si perde in un’oscura foresta e si ritrova braccato da una creatura ultraterrena a cui gli adepti di un antico culto pagano offrono sacrifici umani. Diretto da David Bruckner (già coregista dell’interessante horror antologico Southbound – Autostrada per l’inferno), Il rituale si inserisce perfettamente a livello tematico nel solco delle pellicole sopracitate, ma pur trattandosi di un’opera profondamente derivativa e quindi non molto originale, riesce ugualmente a catturare l’attenzione dello spettatore grazie a una tensione ben calibrata e ad atmosfere angoscianti e misteriose che in un film dell’orrore sono sempre fondamentali. Come da copione, agli orrori e ai misteri dei desolati paesaggi svedesi si uniscono gli incubi personali dei singoli protagonisti, in particolare quelli che affliggono Luke (interpretato da un volenteroso ma incolore Rafe Spall) che si sente responsabile per la morte di un amico avvenuta durante una rapina in un negozio a cui lui ha assistito senza intervenire. Afflitto dai sensi di colpa Luke si ritrova spesso, durante tutto lo svolgimento della allucinata avventura nei boschi, a rivivere la terribile scena della rapina all’interno del minimarket. Al di là della trama non particolarmente originale e alle dinamiche messe in scena fin troppo note, i punti di forza del film sono essenzialmente due: la suggestiva ambientazione nordica con il ricorso al mito scandinavo relativamente poco sfruttato al cinema (ci viene in mente solo il mockumentary norvegese The Troll Hunter del 2010) e la rivelazione finale della creatura, dosata con grande accortezza e dal ‘design’ piuttosto insolito e originale che sembra unire forme animali, antropomorfe e persino arboree. Una presenza disturbante che rimane celata ai nostri occhi per gran parte del film, nascosta nel folto della foresta. Questo basta per assicurare allo spettatore la giusta razione di spaventi.

Spoiler!

Come viene parzialmente e sbrigativamente rivelato al protagonista da una seguace della mostruosa entità che esige tributi di sangue, abbiamo a che fare con uno Jotunn (“mangiatore di uomini”), creatura delle antiche credenze norrene, membro di una razza mitica di giganti dotati di forza sovrumana, non necessariamente di forma umanoide. 

I componenti della setta pagana, relegati nell’ultima parte del film, sono rappresentati in maniera abbastanza canonica sulla falsariga di tante comunità di individui regrediti e degenerati presenti in vari horror made in USA, ma fanno il loro dovere a livello orrifico. Semmai, forse volutamente, alcuni aspetti della vicenda non vengono chiariti o sviluppati pienamente, preferendo affidarsi all’efficacia della livida fotografia di Andrew Shulkind e alla colonna sonora inquietante di Ben Lovett, senza ricorrere all’abusato found footage.

Spoiler!

Non risulta chiaro, ad esempio, il motivo del diverso trattamento riservato al protagonista Luke da parte della setta pagana e del mostro durante il confronto/inseguimento finale, rispetto ai suoi sventurati compagni. Vediamo soltanto che durante la prima tormentata notte passata in un capanno abbandonato, Luke si risveglia con delle strane ferite sul petto come se fosse stato ‘marchiato’. In compenso il Jotunn, figlio bastardo di Loki, sembra promettere ai suoi accoliti la vita eterna in cambio di venerazione. Nel concitato finale il tormentato Luke riuscirà a riscattarsi, resistendo all’influenza malefica del Jotunn.

The Ritual

Il Rituale, oltre alle consolidate dinamiche da ‘survival’ horror, è un thriller psicologico dove gli effetti sulla mente suggestionabile dei protagonisti causati dalla cupa foresta e dalla magia pagana sono terrificanti quanto quelli procurati dalla mitica entità scandinava. Gli sgradevoli idoli di legno o di vimini rinvenuti dai quattro amici nella casa nella foresta richiamano alla memoria il miglior film realizzato sull’argomento ‘culti pagani’ ovvero l’ineguagliabile The Wicker Man.
Giusto per sottolineare la fortuna recente di questo genere di film, segnaliamo il similare Temple (anch’esso distribuito da Netflix) che ci porta tra gli spettri di un santuario maledetto immerso nelle foreste del Giappone. Ma in questo caso il risultato non è altrettanto soddisfacente, infatti nonostante le buone premesse, la ripresa del folklore nipponico con tanto di ragazzino inquietante in stile ‘Ju-on: Rancore‘ è troppo scontata per generare vera suspense e non può competere con la creatura quasi ‘lovecraftiana’ di The Ritual. Gli ingredienti dei film horror ‘rurali’ sono essenzialmente sempre gli stessi ma vanno dosati con sapienza e utilizzati in contesti per quanto possibile non troppo sfruttati. Il film è liberamente tratto dall’omonimo romanzo horror dello scrittore inglese Adam Nevill (curiosamente anche The Wicker Man era tratto da un romanzo dallo stesso titolo). Per gli ottimi effetti speciali si è ricorsi a Keith Thompson (Pacific Rim, Crimson Peak) che per la realizzazione della creatura ha voluto fare qualcosa di nuovo che non si fosse ma visto prima sullo schermo, un mostro che simboleggiasse tutti gli incubi e le paure dell’uomo. Presentato con successo presso vari festival (Toronto, Sitges), il film non è stato girato in realtà nelle foreste scandinave ma in Romania, più precisamente nei Carpazi in Transilvania, dove montagne desolate e claustrofobiche foreste di conifere si prestano magnificamente a fornire location suggestive per il cinema horror.

 

Titolo originale: The Ritual
Anno: 2017
Produzione: Gran Bretagna –  Andy Serkis, Imaginarium – durata 94 min.
Regia: David Bruckner
Sceneggiatura: Joe Barton
Fotografia: Andrew Shulkind
Effetti speciali: Keith Thompson
Musica: Ben Lovett
Cast: Rafe Spall, Robert James-Collier, Arsher Ali, Sam Troughton, Paul Reid


 

Trailer