Gotham City, 1981: Il comico fallito Arthur Fleck è un individuo profondamente alienato che vive con l’anziana madre Penny. Vessato dalle asperità della vita, troverà la riscossa e la sua rivincita personale nella violenza, dando libero sfogo alla sua follia…
Con il film Joker (2019) torna in scena il famigerato clown ghignante, storica nemesi dell’eroico Batman, già validamente portata sullo schermo da attori del calibro di Jack Nicholson, Heath Ledger e Jared Leto. Ma questa volta la scena è tutta sua e dopo l’acclamata interpretazione di Joaquin Phoenix il Joker non sarà più lo stesso.
Il Joker ride ancora (recensione di Alessandro Taccari)
Dimenticatevi i cinecomic, il DC Cinematic Universe scopiazzato dalla Marvel, titoli come Aquaman, Justice League, il pessimo Batman vs Superman, ma anche Il Cavaliere Oscuro di Nolan, qui siamo più dalle parti di Martin Scorsese e Sidney Lumet, sicuramente più Taxi Driver (a cui questo Joker deve tantissimo…) e Re per una Notte che Avengers… Finalmente la DC sembra aver trovato il modo con il quale competere con lo strapotere Marvel degli ultimi anni al cinema. Non imitare quanto fatto dalla Casa delle Idee, ma trovare una propria via di cinema non solo di intrattenimento, pur godibile da questo punto di vista, ma con ambizioni maggiori e un approccio più adulto. Certo, i rimandi al fumetto sono ben presenti, in special modo a quelli più adulti come la celebre graphic novel The Killing Joke (1988) di Alan Moore e Brian Bolland, ma il tutto è trasposto in modo così poco invadente che, come ha affermato qualcuno, se i nomi dei personaggi fossero stati diversi, il film avrebbe funzionato ugualmente.
Sono quasi sicuro che il Joker di Todd Phillips (di cui ricordiamo la divertente trilogia di Una notte da leoni) resterà un unicum, un caso isolato (Joaquin Phoenix ha già detto cose ne pensa dei franchise… e difficilmente riprenderà il ruolo della nemesi di Batman in produzioni future) ma finalmente è stato girato un soggetto derivato da un fumetto che non esito a definire un vero capolavoro. Politicamente scorretto (vivaddio!), complesso, con varie chiavi di lettura (viene anche instillato il dubbio nello spettatore che tutto lo svolgersi del film sia stato solo una fantasia nella mente malata del protagonista), duro e senza compromessi, come era il cinema della New Hollywood degli anni settanta. E proprio da questa gloriosa stagione cinematografica statunitense ormai morta e sepolta, sembra provenire questo strano film (per i canoni del cinema di intrattenimento moderni). Anche se il tutto è ovviamente ambientato a Gotham City, le atmosfere sono quelle della New York sporca e senza pietà di film come Taxi Driver, Quel pomeriggio di un giorno da cani, Mean Streets, etc… E non è un caso che il regista abbia voluto nel cast del film anche Robert De Niro, attore feticcio di un certo cinema di quegli anni, e almeno per una volta negli ultimi tempi tornato ad alti livelli di recitazione. Colpisce sopratutto la prova attoriale di Phoenix, dimagrito tantissimo per interpretare il ruolo dello squilibrato Arthur Fleck, un uomo sull’orlo della pazzia, un vero e proprio soggetto borderline, che sopraffatto dalla vita, sprofonda sempre più nella follia. Indimenticabile la sua risata isterica, dovuta a un disturbo nervoso, maldestra (quasi sempre fuori luogo) e sinistra allo stesso tempo. Arthur è una figura tragicomica, umiliata e derisa, ma che a un certo punto, esplode. Fondamentalmente è una persona mite e sensibile, anche abbastanza intelligente ma, sul modello del Dustin Hoffman di Cane di Paglia, la pellicola cult del 1971 diretta da Sam Peckinpah, Arthur è destinato a ‘prendere fuoco’. La violenza scoppia all’improvviso, feroce e senza tregua, facendo dimenticare presto allo spettatore che il mondo nel quale si svolge la storia, è comunque perfettamente integrato nell’universo fumettistico dal quale è tratto. Se vogliamo invece trovare un antenato cinematografico a questo Joker, bisogna andare al tragico giullare Gwynplaine di Conrad Veidt protagonista de L’uomo che ride, melodramma gotico del 1928 diretto da Paul Leni. Il regista Todd Phillips si è sicuramente ispirato a questo classico del cinema muto (come anche il disegnatore del fumetto The Killing Joke, Brian Bolland). Entrambi i personaggi hanno una personalità sdoppiata e sono condannati a ‘indossare’ una ridente smorfia forzata; entrambi sono sfigurati, nella psiche (Joker) e nel volto (Gwynplaine) ed entrambi scopriranno a un certo punto di esseri i figli reietti di uomini potenti e ricchi.
Detto questo, chiaramente non ci sono molti altri personaggi dello spessore psicologico del Joker, e sarebbe ridicolo impostare un film su altri personaggi DC completamente diversi, utilizzando i medesimi toni. Ancora una volta la DC si aggrappa al suo personaggio più amato e che le ha regalato i maggiori successi cinematografici: Batman. Ma questa volta, ironicamente Batman non c’è, o meglio c’è ma ha un ruolo marginale nel senso che non è ancora diventato il supereroe che conosciamo. Infatti lo vediamo solo da piccolo, destinato ad assistere alla morte dei genitori (ma in verità il babbo del piccolo Batman, in questa rilettura controcorrente del fumetto, non è proprio uno stinco di santo). La scena è tutta di Joker e dell’uomo disperato che si cela dietro la maschera. Consiglio vivamente la visione di questo film anche a chi detesta i “film di supereroi”, il regista e riuscito, con un semplice ma geniale teorema che potrei sintetizzare in Taxi Driver + Re per una Notte + The Killing Joke = Capolavoro, a creare un’opera autoriale valida e godibile anche da chi non ha mai letto un fumetto o li ritiene solo roba per nerd o bambini.
Come è noto, la pellicola ha vinto il Leone d’Oro all’ultima Mostra di Venezia, gratificata dal riconoscimento più importante della giuria. Non mi soffermo sulle sterili polemiche nate negli Stati Uniti sulla presunta “pericolosità sociale” del film, dove l’uscita della pellicola ha suscitato tensioni per il malessere evocato nell’opera, che mette paura ai mass media. Si temono nuove sparatorie di massa come quella del 2012, dove un folle ventiquattrenne urlando di essere il Joker uccise 12 persone in un cinema che stava per proiettare Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno di Christopher Nolan. Il discorso del regista Todd Phillips, nonostante l’esagerazione della rivolta finale con guerriglia urbana annessa, verte piuttosto sul populismo dei giorni nostri e su come spesso esso sfrutti il malcontento sociale, amplificando la rabbia e l’odio insiti nelle società moderne e proponendo soluzioni ambigue e inadeguate a problemi complessi.
Conclusione: Oscar subito a Joaquin Phoenix!
Titolo originale: Joker
Regia: Todd Phillips
Produzione: USA 2019. – Warner Bros – durata 122 min.
Sceneggiatura: Todd Phillips, Scott Silver
Fotografia: Lawrence Sher
Cast: Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Frances Conroy, Marc Maron
Trailer
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