Charles Dexter Ward giunge nel piccolo villaggio di Arkham per prendere possesso del castello appartenuto ad un suo antenato bruciato sul rogo un secolo prima dagli abitanti perché dedito a pratiche di magia nera. Ma i paesani, discendenti degli autori del rogo, temono l’avverarsi di una maledizione lanciata dal malvagio stregone prima di morire bruciato…
Il primo film ispirato ufficialmente ad un’opera di H.P.Lovecraft è stato La città dei mostri (The Haunted Palace – 1963) diretto da Roger Corman, colui che per primo aveva portato con successo E. A. Poe al cinema. Essendo Lovecraft all’epoca uno sconosciuto per il grande pubblico, il film venne presentato, per motivi pubblicitari, come tratto da un’opera di Poe, basandosi sul fatto che il titolo originale The Haunted Palace faceva riferimento ad una ballata presente nel celebre racconto La caduta della casa degli Usher. E invece la storia è tratta dal racconto di Lovecraft Il caso di Charles Dexter Ward (1927), sicuramente uno di quelli divenuti poi più famosi, in seguito portato sullo schermo anche una seconda volta. Per i suddetti motivi i temi più lovecraftiani del racconto come l’incombente minaccia di un’ancestrale razza aliena o di arcani riti di magia nera vengono posti in secondo piano in favore di aspetti che risentono maggiormente dell’influenza di Poe e del suo racconto Willam Wilson, cioè quelli della perdita e dello sdoppiamento della personalità del protagonista o del ritratto dall’influenza malefica.
Interpretato da un magistrale Vincent Price nella parte di Charles Dexter Ward, il film si avvale anche della partecipazione di un altro volto emblematico dell’horror, Lon chaney Jr nella parte di Simon Orne (personaggio presente anche nel racconto).
La prima parte è dominata dalle atmosfere macabre e nebbiose create dallo scenografo preferito di Corman, Daniel Haller e dalla presenza di Price che domina la scena con il suo personaggio tormentato e misterioso. Haller realizza inoltre una delle sue creazioni scenografiche più riuscite, un immenso salone sotterraneo dalle apparenti dimensioni di svariati metri. Ma, proseguendo, il film non si discosta molto dagli altri horror ‘gotici’ dell’epoca fino ad arrivare purtroppo ad un finale banale e un po’ deludente anche sotto l’aspetto della rappresentazione lovecraftiana: nel racconto la mostruosa entità che il protagonista scorge intrappolata nel baratro, nel film viene rappresentata poveramente da una indistinta figura verdastra all’interno di un pozzo. Abbiamo qui una prima conferma della difficoltà di tradurre al cinema in immagini efficaci le fantasmagoriche fantasie dello scrittore di Providence. Nella Città dei mostri non mancano comunque alcune scene riuscite con momenti tipicamente lovecraftiani: Ward (Price) e la moglie (Debra Paget) che vengono osservati con diffidenza ed ostilità dagli avventori della locanda, l’incontro dei due protagonisti con la bambina che ha subito delle orribili mutazioni e sua madre, oppure successivamente, quando vengono seguiti e circondati da esseri deformi nelle nebbiose vie della città. Possiamo riscontrare nel film l’influenza di tematiche tratte da altre opere di Lovecraft, come quella dell’ibridazione tra la razza umana e i membri dell’Antica Razza, presente in racconti come L’orrore di Dunwich o La Maschera di Innsmouth, dove il mostruoso connubio dovrebbe servire ad favorire il ritorno sulla terra degli antichi dominatori. Con questo film Corman e la leggendaria casa di produzione AIP (American International Pictures) si accingevano a sfruttare un altro grande maestro dell’orrore dopo Poe, con la realizzazione di altri horror lovecraftiani diretti da Daniel Haller, che passerà dietro la cinepresa: La morte dall’occhio di cristallo, e Le vergini di Dunwich. Nel 1992 il medesimo racconto di Lovecraft ha ispirato il film The Resurrected di Dan O’Bannon, mai distribuito in Italia.
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