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La cripta e l’incubo (1964)

Nell’antico castello dei Karnstein vivono il conte Ludwig e sua figlia Laura, preda di continui incubi. Il conte, temendo che in sua figlia si sia reincarnata la strega-vampira Sheena, loro antenata, incarica un abile restauratore di rintracciare il ritratto nascosto della temibile ava e di ricostruirne le sembianze. In passato Sheena, accusata di stregoneria era stata crocifissa, ma ora si teme che sia tornata sotto mentite spoglie, in cerca di nuove vittime…

La cripta e l’incubo, ispirato al noto racconto di vampirismo al femminile Carmilla del 1872 di Sheridan Le Fanu, può essere considerato un classico esempio di horror gotico all’italiana, le cui tematiche (la maledizione della strega su una nobile famiglia) rimandano all’altro classico del gotico nazionale, La maschera del demonio di Mario Bava. Rispetto alle pellicole horror successive (sia italiane che straniere), ovviamente questo film appare piuttosto blando, quasi trasognato nel suo andamento narrativo e potrebbe generare una certa noia nello spettatore avvezzo a ben altre efferatezze. Eppure si tratta un’opera di ottima fattura, girata in un elegante bianco e nero che contribuisce a creare una cupa e morbosa atmosfera gotica. L’elemento erotico costituito dal velato rapporto lesbico tra le due giovani protagoniste è solo vagamente accennato, così come qualche nudità femminile mostrata con parsimonia. Però La cripta e l’incubo ha aperto la strada ad altri film del filone ‘erotico/gotico’, come la cosidetta ‘trilogia dei Karnstein’ composta da Vampiri amanti (1970), Mircalla, l’amante immortale (1971) e Le figlie di Dracula (1971), prodotti dalla inglese Hammer, sempre pronta a sottolineare nei suoi film (in concorrenza con l’horror italiano nato da poco) il sotteso elemento sessuale di questo genere di storie. Comunque nel ritmo generalmente lento della storia non mancano alcuni momenti forti di macabra inventiva come la mano del morto con cinque candele sulle dita che rischiara il cammino della governante Rowena, o la scoperta del corpo della strega-vampira nelle lugubri segrete del castello o ancora il ritrovamento del mendicante deforme impiccato in un campanile diroccato. Come da tradizione poi, il tutto è condito con tuoni, fulmini ed ombre minacciose. Nonostante si tratti essenzialmente di una storia di vampirismo, gli aspetti più sanguinari risultano visivamente piuttosto contenuti, tanto che il collo delle vittime dissanguate sembra più essere stato oggetto delle attenzioni di zanzare che dei canini di un feroce vampiro.
Per le suggestive ambientazioni va dato merito allo scenografo Demofilo Fidani (1914-1994). Il regista Camillo Mastrocinque (più noto per le sue pellicole comiche con Totò), girò solamente un altro film horror prima della sua morte avvenuta nel 1969: Un angelo per Satana del 1966 con la sensuale Barbara Steele. Nel cast spicca Christopher Lee in un ruolo (insolito per lui) di uomo ‘normale’. Brave anche le interpreti femminili nel mettere in scena il rapporto lesbo-erotico che lega le due giovani protagoniste, seppur solo elegantemente accennato. Il film è stato girato al Castello Piccolomini, a Balsorano, in provincia de L’Aquila, dove tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta furono girati un notevole numero di film horror.

Titolo: La cripta e l’incubo
Regia: Camillo Mastrocinque
Anno: 1964
Produzione: Italia, Spagna – Samuel Z. Arkoff, Alta Vista – b/n, sonoro, durata 82 min.
Sceneggiatura: Robert Bohr, Julian Berry
Fotografia: Giuseppe Aquari, Julio Ortas
Scenografia: Demofilo Fidani
Musica: Herbert Buckman
Interpreti: Christopher Lee, Adriana Ambesi, Ursula Davis, José Campos, Vera Valmont, Nela Conjiu, Angel Midlin


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