(3° parte)
Multiverso e dimensioni alternative nelle Serie TV
(anni 2000)
Nel nuovo millennio le serie TV sugli universi paralleli non sono solo intrattenimento ma ci invitano a riflettere su chi siamo e su come le nostre scelte possano definire il nostro destino. Diventano altamente drammatiche, più sofisticate nell’intreccio, lasciando da parte i toni più scanzonati del decennio precedente, e facendo propri altri generi come l’horror, il thriller psicologico, l’ucronia, il mistery. Così come avevano fatto al cinema, nei primi anni 2000 film come The Butterfly Effect, Donnie Darko, Mr. Nobody, The Door.
Che si tratti delle guerre tra mondi di Fringe, delle spirali temporali di Dark o della dualità speculare di Counterpart, ogni serie ha aggiunto un tassello unico a questo vasto mosaico di possibilità. Con l’avanzare della tecnologia e la crescente curiosità del pubblico, possiamo aspettarci che il tema degli universi paralleli continui a prosperare, offrendo nuove storie che espandono i confini della nostra immaginazione.
Fringe
Fringe (2008 – 2013), ideata da J. J. Abrams, Alex Kurtzman e Roberto Orci ha un forte focus sugli universi paralleli e sulle implicazioni della scienza sperimentale soprattutto per quanto riguarda le cosiddette scienze di ‘confine’. La serie composta da 5 stagioni, iniziata come un’imitazione, più brillante e meno cupa, di X-Files, nelle sue trame verticali inizialmente prevalenti, presenta eventi paranormali e misteriosi che si risolvono velocemente nell’arco di un solo episodio, divertendo ma non appassionando del tutto. Ma a partire dalla seconda stagione la storia decolla quando prende il sopravvento la trama orizzontale, assai più interessante e avvincente, incentrata sui mondi paralleli, il multiverso e i viaggi nel tempo. Alla fine, con una svolta imprevedibile la quinta stagione viene ambientata in un futuro distopico dominato dagli Osservatori, personaggi misteriosi di oscura origine che viaggiano nel tempo e attraverso i mondi paralleli.
La trama di Fringe segue una squadra speciale dell’FBI che indaga su fenomeni inspiegabili legati a un universo parallelo. In questa realtà alternativa, alcune delle decisioni dei personaggi hanno portato a differenze cruciali, e la serie si addentra nella moralità e nelle conseguenze delle scelte fatte in un mondo rispetto all’altro. L’ eccentrico e geniale dottor Walter Bishop (John Noble) darà il via a una catena di eventi incontrollabili quando apre un varco con un mondo parallelo con l’intento principale di trovare e portare con sé un’altra versione del figlio tragicamente scomparso per un male incurabile. Il figlio dello scienziato, Peter Bishop (Joshua Jackson) e l’agente dell’ FBI Olivia Dunham (Anna Torv) danno vita, nel corso degli innumerevoli episodi, a un’appassionante storia d’amore (non scontata o stucchevole) dove i due si rincorreranno attraverso lo spazio e il tempo, senza sapere fino all’ultimo come andrà a finire, tra realtà alternative e paradossi temporali.
Con personaggi complessi e trame ben sviluppate, Fringe è considerata una delle prime serie di fantascienza più complete e articolate sul tema degli universi paralleli e vera erede di X-Files, senza risultarne una copia sbiadita.
Stranger Things
La serie Netflix di successo Stranger Things (2016 – presente) ha introdotto il concetto di una dimensione parallela chiamata “Sottosopra”, una versione oscura e sinistra della nostra realtà. Questa dimensione parallela, piena di creature terrificanti e governata da forze misteriose, è in stretta connessione con il mondo reale e si presenta come una minaccia per i giovani protagonisti. Stranger Things ha portato un’interpretazione unica del multiverso, più vicina all’horror soprannaturale che alla fantascienza, intrecciandola con il fascino della cultura pop degli anni ‘80 e i temi di amicizia e coraggio. Evidente anche il richiamo a IT di Stephen King per tematiche, atmosfere e personaggi. In sintesi la prima stagione della serie racconta la storia di un giovane ragazzo che svanisce nel nulla. Gli amici, i familiari e la polizia locale sono in cerca di risposte, coinvolti in un mistero inesplicabile che coinvolge esperimenti governativi top-secret, terrificanti forze soprannaturali e una strana ragazzina dotata di facoltà paranormali. Scrittori, direttori e co-showrunner della serie sono Matt Duffer e Ross Duffer (Wayward Pines). Nelle successive stagioni assisteremo a ulteriori orrori e misteri provenienti dal “Sottosopra”, fino ad arrivare alla stagione finale (la 5° ) che uscirà nel 2025.
The OA
The OA (2016-2019), creata da Brit Marling (già protagonista di Another World) e Zal Batmanglij, costituisce un viaggio enigmatico tra gli universi paralleli e si distingue come una delle opere televisive più ambiziose e misteriose degli ultimi anni. Distribuita su Netflix, è composta da due stagioni che esplorano temi profondi come la natura dell’esistenza, il destino e, soprattutto, gli universi paralleli. Questa produzione fonde dramma, fantascienza e misticismo in un racconto che sfida la linearità narrativa e invita lo spettatore a mettere in discussione le proprie percezioni della realtà. La struttura a episodi con trama verticale, tipica di serie come X-Files e Fringe viene abbandonata in favore di una narrazione innovativa che rompe gli schemi tradizionali, alternando flashback, visioni e momenti di intensa introspezione.
La storia ruota attorno a Prairie Johnson (interpretata da Brit Marling), una giovane donna cieca che scompare per sette anni e ritorna inspiegabilmente con la vista completamente recuperata. Prairie, ora conosciuta come “The OA” (acronimo di “Original Angel”), rivela di aver vissuto esperienze straordinarie, coinvolgenti rapimenti, esperimenti scientifici e un viaggio nei multiversi. Nella prima stagione, raduna un gruppo di estranei a cui racconta la sua storia, conducendoli in un percorso di fiducia e scoperta. La seconda stagione espande l’universo della serie, esplorando nuove dimensioni e intrecciando linee narrative ancor più complesse. Il tema degli universi paralleli diventa centrale, rivelando un mondo in cui ogni scelta e ogni possibilità possono generare una realtà alternativa. Come altre serie e film, The OA usa il concetto degli universi paralleli per indagare le infinite possibilità della vita ma lo fa tramite una narrazione criptica dai toni surreali. La ricerca scientifica sugli universi paralleli si intreccia con elementi mistici e spirituali, sfidando la distinzione tra fede e logica.
Oltre alla straordinaria performance di Brit Marling, spiccano Jason Isaacs nel ruolo del crudele scienziato Hap insieme agli altri personaggi che offrono interpretazioni commoventi. La regia di Zal Batmanglij e la colonna sonora evocativa di Rostam Batmanglij creano un’atmosfera ipnotica che immerge completamente lo spettatore. La serie non offre risposte facili, lasciando molti elementi aperti all’interpretazione dello spettatore e alcuni episodi possono sembrare lenti, specialmente per chi preferisce una narrazione più dinamica. Forse questo ha determinato un calo degli ascolti e la cancellazione della serie dopo la seconda stagione, lasciando molte questioni irrisolte.
Counterpart
Counterpart (2017 – 2019) mescola abilmente fantascienza, spionaggio e dramma psicologico, esplorando il concetto degli universi paralleli attraverso una lente realistica e complessa che sembra ricreare dinamiche e atmosfere della Berlino della Guerra Fredda. Creata da Justin Marks e interpretata magistralmente da J.K. Simmons, la serie si sviluppa in due stagioni che approfondiscono i temi del doppio, dell’identità e delle scelte morali. Nonostante sia stata poco pubblicizzata, Counterpart si distingue come un gioiello nascosto per chi ama trame intelligenti e intrighi sofisticati.
La serie si apre con Howard Silk (J.K. Simmons), un umile funzionario di basso livello presso un’agenzia delle Nazioni Unite situata a Berlino. La sua vita cambia radicalmente quando scopre che il suo lavoro apparentemente banale è in realtà legato a un portale che collega due universi paralleli. Questo “passaggio” è stato accidentalmente creato durante un misterioso esperimento negli anni ’80, dando origine a due mondi quasi identici, ma con differenze significative causate da decenni di divergenze storiche e culturali. Howard si trova coinvolto in un intricato gioco di spionaggio quando incontra il suo “doppio” dall’altro lato: un uomo cinico, spietato e molto più deciso di lui. La relazione tra i due Howards diventa il cuore pulsante della serie, esplorando le possibilità che ciascuno avrebbe potuto incarnare in circostanze diverse. La serie utilizza il concetto degli universi paralleli per riflettere sulle scelte personali e sul modo in cui le circostanze modellano le persone. I due Howards rappresentano una dicotomia tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. Counterpart fonde il genere spy thriller con la fantascienza, creando una tensione costante. Gli intrighi tra i due mondi ricordano, come già detto poc’anzi, la Guerra Fredda, con un’atmosfera carica di sospetto e tradimento. Pur non mancando suspense, azione e mistero, la serie esplora dilemmi etici complessi, ponendo domande su cosa significhi essere fedeli a se stessi, agli altri e al proprio mondo. Simmons offre una performance straordinaria, rendendo i due Howards distinti ma ugualmente credibili: l’uno mite, anonimo ma anche empatico, l’altro carismatico, ambizioso ma all’occorrenza senza scrupoli. La sua capacità di interpretare personaggi così diversi è il punto di forza della serie.
La regia sobria e la fotografia cupa contribuiscono a creare un mondo credibile e immersivo, accentuando la tensione drammatica e le atmosfere noir. La trama è intricata ma ben strutturata, combinando elementi personali e geopolitici in modo armonioso e credibile. Come molte serie ambiziose che richiedono un’attenzione costante e una visione non superficiale, Counterpart è stata cancellata dopo due stagioni, lasciando alcune trame secondarie non completamente risolte.
The Man in the High Castle
Ci soffermeremo brevemente su The Man in the High Castle (2015 – 2019) perché già ampiamente trattata su questo sito.
Basata sul romanzo omonimo di Philip K. Dick, questa serie immagina un universo parallelo in cui le forze dell’Asse hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale. The Man in the High Castle esplora un mondo distopico e presenta diverse linee temporali in cui alcune persone sono consapevoli di esistenze alternative. La serie solleva domande profonde su libertà, oppressione e resistenza, mettendo in evidenza come la storia potrebbe prendere pieghe diverse in un universo parallelo. Questa serie immagina un universo parallelo in cui le forze dell’Asse hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale e conquistato gran parte del mondo compresi gli Stati Uniti. La serie espande il romanzo di Dick per 4 intense stagioni fino all’ultima dove viene dispiegato (anche se parzialmente) il concetto di multiverso, aspetto solo accennato nel romanzo di Dick. Sicuramente ci troviamo di fronte a un ottimo esempio di fantascienza ucronica.
Dark
Questa serie tedesca (2017 – 2020) si distingue per l’approccio filosofico e scientifico al concetto di universi paralleli e viaggi nel tempo. La trama complessa di Dark segue una serie di eventi che si ripetono ciclicamente in diverse linee temporali e universi paralleli, esplorando temi come il destino, la causalità e i legami familiari. Dark è spesso considerata una delle serie più sofisticate mai realizzate per il modo in cui intreccia più linee temporali e dimensioni parallele, creando un intricato puzzle narrativo sulla natura del tempo e dell’esistenza. Definita come la ‘Twin Peaks‘ tedesca, la serie è ambientata nella cittadina fittizia di Winden, afflitta da sparizioni misteriose di bambini, che svelano una complessa rete di segreti tra quattro famiglie locali. Al centro della narrazione vi sono i viaggi nel tempo, resi possibili da un portale scoperto in una caverna vicino a una centrale nucleare. Creata da Baran bo Odar e Jantje Friese Dark ha riscosso un certo successo tra le produzioni Netflix, anche perché costituiva una novità a livello tematico tra le serie europee. Riteniamo però che si sia voluto esagerare in quanto a complessità narrativa: alla lunga l’azione latita, la narrazione diventa estenuante e confusa. Si aprono troppe linee temporali con le relative storylines e le rivelazioni (su identità, parentele, etc…) dei vari personaggi diventano melodrammatiche e anche un po’ ridicole. Infatti quando Baran bo Odar e Jantje Friese ci riprovano nel 2022 con 1899, un’altra serie mistery simile a Dark per tematiche e complessità di scrittura, la seconda stagione viene impietosamente cancellata da Netflix.
Archive 81 – Universi alternativi
La serie Archive 81 – Universi alternativi, rilasciata su Netflix nel 2022, si distingue per la sua fusione di horror, thriller e elementi fantastici, ispirandosi al podcast omonimo. La trama ruota attorno a un archivista che restaura delle videocassette danneggiate e si imbatte in misteri legati a un culto demoniaco e a eventi inquietanti accaduti in un edificio residenziale.
La serie presenta numerosi riferimenti alle opere di H.P. Lovecraft, in particolare al ciclo di Cthulhu. Tra i temi ricorrenti ci sono la presenza di un culto oscuro che adora una creatura interdimensionale, Kaelego, che ricorda i culti descritti nel racconto Il richiamo di Cthulhu, dove i seguaci evocano divinità antiche attraverso rituali cruenti. Nella serie, il culto utilizza un inquietante idolo di pietra per i propri rituali.
Riferimenti a racconti come I sogni nella casa stregata si manifestano attraverso la tematica della stregoneria e dei viaggi tra dimensioni, creando un’atmosfera di mistero e terrore.
La narrazione alterna due piani temporali: il presente, in cui si svolgono le indagini del protagonista Dan, e il passato rappresentato dai filmati di Melody che ha girato nel 1993. Questa tecnica ricorda il romanzo epistolare lovecraftiano, dove lettere e documenti svelano lentamente la verità.
Archive 81 mostra anche influenze stilistiche e tematiche dai film di Roman Polanski, noti per il loro approccio peculiare al paranormale in rapporto alla sua influenza sulla psiche umana.
Come nei film di Polanski, la serie crea un senso di claustrofobia e paranoia attraverso ambientazioni anguste e una progressiva rivelazione del male, soprattutto per la parte che riguarda i video di Melody ambientati nel “Visser Apartments”, sinistro palazzo con i suoi strani abitanti che ricorda quelli di Rosemary’s Baby e L’inquilino del terzo piano. L’archivista Dan vive esperienze sempre più disturbanti man mano che approfondisce i segreti dell’edificio mentre visiona i filmati da restaurare. La tensione tra realtà e follia è centrale sia in Archive 81 che in opere come Rosemary’s Baby. Entrambi esplorano la vulnerabilità dei protagonisti di fronte a forze oscure e incomprensibili. Nonostante il suo successo iniziale, la serie è stata cancellata dopo una sola stagione, lasciando molte domande senza risposta a cominciare dal cliffhanger finale che ci mostra Dan ritrovarsi in una realtà alternativa.
Dark Matter
Dark Matter (2024), ideata da Blake Crouch e basata sul suo omonimo romanzo del 2016, ambisce chiaramente ad avere l’ultima parola in fatto di universi paralleli ma inevitabilmente rimanendo nel solco tracciato da altri in fatto di tematiche e sviluppi narrativi. Si parte dalla fisica quantistica e dal paradosso del gatto di Schrödinger di Coherence, passando per la moltitudine di mondi paralleli di Sliders, e finendo con i doppi che cercano di sostituirsi e di ‘rubare’ la vita delle versioni di loro stessi ritenute più fortunate di The Door. Nonostante questi aspetti derivativi, Dark Matter, in questa prima stagione di 9 puntate, mette in campo alcuni spunti suggestivi e ingegnosi. L’elemento più riuscito, secondo noi, è la rappresentazione degli accessi agli infiniti mondi paralleli (una sorta di proiezione mentale di un corridoio con infinite porte) e delle modalità di viaggio attraverso di essi. Infatti il protagonista, Jason Dessen, un mite insegnante di fisica che ha rinunciato per amore a una brillante carriera, si ritrova rapito e catapultato in un un labirintico multiverso dove non riesce ad orientarsi nel tentativo di tornare a casa dall’amata moglie e dal figlio. Come è abbastanza intuibile fin dall’inizio, un’altra versione versione di Jason, più spietata e ambiziosa, dopo aver inventato il modo di spostarsi negli universi paralleli, anela a impossessarsi dell’unica cosa che non è riuscito ad avere nel suo mondo, ovvero la donna amata. Gli attori Joel Edgerton, Jennifer Connelly (moglie di Jason 1) e Alice Braga (nella parte della compagna di Jason 2) danno vita a un triangolo amoroso abbastanza avvincente anche se viene messa in ombra talvolta l’esplorazione dei mondi alternativi a tratti piuttosto sbrigativa. Anche le motivazioni di Jason 2 che vuole cambiare vita dopo aver realizzato una scoperta scientifica così epocale, appaiono poco credibili e poco approfondite. La prova di Joel Edgerton nel doppio ruolo non è memorabile come quella di colleghi in altre serie come Counterpart ma comunque notevole, soprattutto quando il secondo Jason cerca di imitare il primo Jason per farsi accettare dalla moglie e dal figlio (per lui una novità) senza destare sospetti. Intanto Jason 1, come un novello Ulisse, è costretto a vagare in un corridoio senza fine pieno di porte che danno su altri mondi (alcuni da incubo, altri che differiscono di poco dal suo) in cerca della via per il ritorno a casa e soprattutto di un ‘metodo’ per scegliere la porta giusta. Quando la vicenda sembra giungere a conclusione avremo un colpo di scena ‘quantistico’ in stile Coherence. La suggestiva e inquietante rappresentazione di un corridoio senza fine pieno di porte che danno accesso a svariati mondi paralleli (contenuto all’interno di un cubo metallico) trova delle similitudini in una trilogia di romanzi di fantascienza di Greg Bear, il ciclo di Eon (1985-1995) dove un corridoio infinito (chiamato “La Strada”), situato all’interno di un asteroide, si apre su un’infinità di universi paralleli. Per dare un giudizio definitivo su Dark Matter bisognerà attendere la seconda stagione, fortunatamente già approvata da Apple TV.