Lo scrittore Ben Mears fa ritorno alla sua cittadina natale Jerusalem’s Lot nel Maine, chiamata dagli abitanti Salem’s Lot. Mears è interessato a Casa Marsten, una sinistra e antica villa che ossessiona lo scrittore, a causa di una spaventosa esperienza avuta da giovane. Ma Casa Marsten è stata già occupata da un altro forestiero, Richard Straker, proprietario di un negozio d’antiquariato insieme a un suo socio, il misterioso ed elusivo Kurt Barlow. Una serie di inspiegabili sparizioni di abitanti del paese, seguite da cadaveri che si rianimano, spingeranno Ben Mears ad indagare a fondo su Casa Marsten e sul terribile segreto che riguarda i nuovi proprietari…
E’ ormai cosa ben nota che il “Re dell’Horror” Stephen King, non abbia mai particolarmente apprezzato le trasposizioni filmiche dei suoi romanzi, soprattutto di quelle pellicole ritenute all’unanimità dei capolavori del cinema horror, come Shining (1980) di Kubrick, Carrie – Lo sguardo di Satana (1976) di De Palma, o La Zona Morta (1982) di Cronenberg. Probabilmente King non ha mai sopportato l’idea che un film potesse oscurare la fama della sua opera ispiratrice, magari superandola per qualità ed originalità. Eppure paradossalmente l’inizio della fama di Stephen King come scrittore nasce proprio dal successo al cinema della trasposizione del suo primo romanzo Carrie del 1974. Per quanto riguarda l’apprezzamento dello scrittore, le cose sono andate un po’ meglio con la trasposizione del suo secondo romanzo Le notti di Salem (Salem’s Lot – 1975) da cui è stato tratto l’omonimo film del 1979, per la regia del ruspante Tobe Hooper (Non aprite quella porta – 1974), la cui creatività è stata imbrigliata per l’occasione da una produzione di stampo televisivo (una miniserie TV della durata di 184 minuti, poi accorciata a 112 minuti per la versione al cinema), fondamentalmente fedele al romanzo di King. Eppure, anche in questo caso ci sentiamo di affermare, che il film è in qualche modo superiore all’opera letteraria, soprattutto sotto l’aspetto prettamente horror: indubbiamente il romanzo è sicuramente interessante e suggestivo come omaggio al classico Dracula di Bram Stoker, di cui riprende situazioni e personaggi ma abilmente trasposto nella provincia rurale americana. Tuttavia risente del fatto di essere tra le opere prime dello scrittore del Maine che all’epoca non aveva ancora trovato una sua impronta autoriale definitiva. Un eccesso di personaggi, minuziosamente descritti nella loro quotidianità, e di sottotrame rallentano inevitabilmente l’azione e la suspense, e il mistero legato alla trama ‘vampiresca’ risulta oggi piuttosto datato e scontato.
Invece il film di Tobe Hooper, pur rimanendo nei limiti di una produzione televisiva dalla messinscena un po’ piatta, riesce a essere un horror abbastanza incisivo e in alcuni momenti genuinamente inquietante, soprattutto grazie all’opera di sfoltimento di trame e sottotrame (particolarmente apprezzabile nella versione breve), ai trucchi economici ma efficaci e ad alcune piccole modifiche operate in fase di sceneggiatura rispetto al romanzo. Fondamentale è stato per la riuscita orrifica cinematografica, l’aver cambiato l’aspetto e le caratteristiche del villain principale, il malefico vampiro Kurt Barlow (Reggie Nalder) che nella pellicola recupera la sua antica mostruosità non-umana sul modello del Nosferatu di Murnau, discostandosi dal vampiro modello Dracula, di bell’aspetto e in qualche modo affascinante e ammaliatore, scaturito dalla penna di Stephen King. Entrambi i vampiri, quello letterario e quello cinematografico, agiscono in prevalenza sullo sfondo della vicenda ma quando appare per la prima volta sullo schermo il Barlow di Reggie Nalder, non si fa dimenticare facilmente e dà la scossa a una pellicola per altri aspetti non troppo dotata di suspense e di ritmo, visti anche i sopracitati limiti della fonte letteraria e la realizzazione televisiva low budget. Lo sceneggiatore Paul Monash (lo stesso della celebre soap televisiva Peyton Place) gestisce abilmente il materiale kinghiano, senza travisare ma sintetizzando abilmente caratteri e personaggi, ove necessario. Il protagonista, lo scrittore Ben Mears (uno dei tanti alter ego letterari dello stesso Stephen King) è interpretato dal celebre biondo televisivo David Soul (l’Hutch della serie TV “Starsky e Hutch“) che ricalca abbastanza fedelmente il personaggio letterario. Lo stesso vale per la ‘fidanzata’ Susan Norton (Bonnie Bedelia) e per l’ex insegnante e mentore di Mears (Lew Ayres), seppur semplificato nel suo ruolo di ‘esperto’ di vampiri. Fortunatamente ci viene risparmiata la lotta spirituale e soprattutto contro la bottiglia di Padre Callahan, figura che nel film ha un ruolo più limitato. Ogni vampiro che si rispetti ha un suo fedele ‘assistente/servitore’ umano, sul modello di Renfield del Dracula stokeriano. Ne Le notti di Salem il fedele Straker è interpretato con maestria dal grande James Mason, perfidamente ambiguo nel suo essere affabile e al contempo servile nei confronti del suo padrone Barlow.
Tra le scene horror più riuscite vi è indubbiamente quella del ritorno del piccolo Danny Glick in forma di vampiro, che chiama il fratello dalla finestra, fluttuando in aria in mezzo alla nebbia. Rispetto al romanzo, risulta azzeccata anche l’idea di posticipare nell’epilogo finale di ambientazione latinoamericana, l’incontro, teso e drammatico, tra Miers e la ex amata, la ‘vampirizzata’ Susan.
Visto il successo ottenuto, Stephen King apprezzò questo adattamento abbastanza fedele, ovviamente più la miniserie che la riduzione cinematografica. Anche se, a quanto pare, ebbe da ridire sulla rappresentazione alla ‘Nosferatu’ del vampiro Barlow, proprio uno dei motivi di successo della pellicola.
Nel 1987 Larry Cohen ne girò un mediocre e noioso seguito, I vampiri di Salem’s Lot, nonostante qualche trovata bizzarra e originale presente nella storia. Nel 2004 il romanzo di King ha avuto un altro adattamento televisivo, Salem’s Lot, piuttosto scialbo a dispetto della presenza nel cast di attori noti come Rob Lowe, Donald Sutherland e Rutger Hauer. Per finire è arrivata la notizia che la Warner Bros., tramite l’etichetta New Line Cinema, avrebbe l’intenzione di portare ancora al cinema Le Notti di Salem con la sceneggiatura di Gary Dauberman che ha già adattato per il grande schermo i due capitoli di IT diretti da Andy Muschietti.
Titolo originale: Salem’s Lot – (Usa 1979)
Regia: Tobe Hooper
Sceneggiatura: Paul Monash
Cast: David Soul, James Mason, Bonnie Bedelia, Lance Kerwin, Elisha Cook Jr., Kenneth McMillian, Reggie Nalder, Lew Ayres
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