Gli anni Ottanta vengono ricordati come un periodo di benessere e spensieratezza, ed illimitata fiducia nel domani. Il diffuso ottimismo traspare nelle allegre canzoni pop, negli abiti colorati e nelle produzioni televisive più popolari. Ralph Supermaxieroe (The greatest American hero) è una delle icone più significative del periodo. E’ una serie di telefilm realizzata dalla ABC per ben tre stagioni, dal 1981al 1983, e affronta il tema dei supereroi rivisitandolo in chiave umoristica. Ne è protagonista Ralph Henley (William Katt), un professore delle superiori a cui è stata affidata una classe differenziale, formata da alunni con svantaggi sociali o problemi di apprendimento. Durante un’escursione con i ragazzi nel deserto lo scuolabus ha un guasto; Ralph si allontana dal mezzo e prima di arrivare a chiedere soccorso, viene avvicinato da un disco volante. Gli alieni gli donano un costume dotato di superpoteri e gli affidano la missione di aiutare l’umanità. All’incontro assiste anche un agente federale, Bill Maxwell (Robert Culp). Ricondotti gli alunni a casa, Ralph si trova a indossare l’abito alieno; purtroppo ha smarrito il manuale delle istruzioni, quindi deve imparare di sana pianta ad usare i super poteri…
L’episodio pilota, della lunghezza di un film, narra la trasformazione di Ralph e introduce i personaggi principali, la fidanzata Pam Davidson (Connie Sellecca), l’agente dell’FBI, i ragazzi della scuola. La quarantina di puntate successive raccontano le disavventure di questo malcapitato superman, alle prese con i problemi della vita di tutti i giorni: il lavoro, l’affidamento del figlio, i nuovi legami sentimentali… e la lotta contro il crimine. Le sceneggiature mettono in luce il rapporto tra il protagonista e quanti gli sono vicini: il burbero Maxwell, la fidanzata acqua e sapone Pam, i ragazzi sfiduciati della scuola, i colleghi, la gente che lo incontra durante le avventure… Il momento della trasformazione, pur tanto atteso, occupa una minima parte dell’episodio, quasi fosse un sovrappiù inserito per accontentare i ragazzi. Di certo il costo elevato degli effetti speciali ha condizionato gli intrecci, limitando le scene d’azione a poche sequenze, talvolta replicate in diversi episodi.
La motivazione pratica si accompagna alle riflessioni disincantate sul mito del superuomo. Ralph rappresenta il sogno proibito dell’uomo comune: liberarsi dell’identità di cittadino qualsiasi per sentirsi, almeno qualche volta, vincente ed invidiato. E’ questa l’opportunità offerta dagli alieni al bravo professore; purtroppo non tutti i brutti anatroccoli possono diventare cigni. Ralph si rivela inetto, smarrendo nel bel mezzo del deserto le istruzioni per usare il costume. Viene aiutato da Maxwell perché questi crede di poter risolvere i casi più intricati ricorrendo ai superpoteri del suo involontario socio, e così mettersi in luce davanti ai superiori.
Anche nell’ottimistica America degli anni Ottanta ogni persona è pesantemente condizionata dall’ambiente sociale di provenienza, dall’aspetto, dal livello di istruzione e anche dalle doti comunicative. Ralph è giovane, sano, di aspetto piacevole e cultura superiore alla media, disponibile ai rapporti interpersonali: purtroppo manca di autostima ed ambizione, doti fondamentali per sollevarsi da un’esistenza silenziosa. Ha scarsa fiducia nelle qualità che possiede e quindi si valorizza poco, ed è modesto, quasi avesse rinunciato in partenza a realizzarsi nel Sogno Americano. Separato con una causa in corso per l’affidamento del figlio, accetta di lavorare con ragazzi emarginati in una scuola della provincia. Vive la sua trasformazione con umiltà, senza coltivare chissà quali sogni, aspettarsi medaglie o avanzamenti di carriera. Ralph impara poco a poco ad utilizzare il costume, e pur migliorando le sue prestazioni, resta sempre goffo, almeno rispetto ai protagonisti dei fumetti. Riesce a decollare, e vola in modo sgraziato; vede a distanza e per scatenare il suo potere si appoggia alla parete quasi fosse in un orinatoio; può lanciare uomini e oggetti a metri di distanza… come fossero sacchi di patate e se deve picchiare un avversario, si muove in modo del tutto scomposto ed inelegante. Lo stesso abito appare pacchiano, è una tuta rossa con uno strano disegno sul petto, il mantello legato al collo, una cintura di plastica iridescente e un gonnellino pudico. Il nostro uomo, che è un giovanotto dall’aria vagamente nerd, sembra ancora più ridicolo con addosso quella specie di pigiama; come si sfila l’imbarazzante abito, ritorna ad essere un comune mortale con tutte le possibili debolezze. Ralph diventa un super eroe, però di quelli con la ‘s’ minuscola: i protagonisti dei fumetti di solito hanno poteri innati oppure subiscono metamorfosi fisiologiche e sono ben consapevoli della loro situazione privilegiata. Batman e Hulk sono due rare eccezioni, il primo perché si affida a gadget tecnologici e a un allenamento da decatleta, il secondo perché è del tutto inconsapevole del suo stato. Diverso è il caso di Ralph: è un comune mortale, può affidarsi soltanto al costume magico e faticosamente sfruttarne i poteri. Il contrasto tra quanto riesce a fare, il rigore morale e l’ingenuo candore rendono la figura di Ralph davvero patetica. Si ride, quando inciampa nel mantello o si schianta contro palazzi e cartelloni pubblicitari, o quando viene trattato come un pazzo perché non sa inventare una scusa convincente se viene avvistato a cambiarsi nei luoghi più imbarazzanti.
Ralph non sa spacciarsi per un animatore di feste per bambini, per un attore ingaggiato per fare pubblicità oppure coinvolto nelle riprese di un film perché è essenzialmente un puro di cuore, incapace di mentire. Agisce ispirandosi a quanto ha letto nei fumetti più celebri, seguendo le puritane leggi del comics code, come se fosse un supereroe di vecchio stampo. Il regolamento imposto negli anni Cinquanta dall’organo Comics Code Authority censurava situazioni e comportamenti dei personaggi dei fumetti: niente sesso o violenza, nessun riferimento ad alcool e stupefacenti, i ‘buoni’ dovevano essere immediatamente riconoscibili, e vincevano sempre. All’inizio degli anni Settanta alcuni autori iniziarono a trasgredire, tuttavia Ralph è rimasto un po’ indietro con i tempi e a poco servono i consigli dell’ambizioso e disincantato Maxwell. Il contrasto continuo tra i due personaggi crea momenti umoristici e fa riflettere sull’evoluzione della figura di supereroe nell’immaginario americano. Si crea un immaginario dialogo con gli spettatori , incerti se preferire gli ingenui ed invincibili paladini della loro infanzia oppure orientarsi verso eroi più verosimili, afflitti da super problemi, talvolta sconfitti dagli avversari. La risposta viene affidata al cuore dello spettatore: il protagonista agisce con l’ingenuità del vecchio Superman e nella sua irrimediabile goffaggine prelude ai fragili personaggi degli anni a venire.
Il potere gli scivola accanto e rinuncia anche ad avere un suo nome di battaglia. Negli albi illustrati gli eroi si scelgono un soprannome altisonante oppure i media gliene affibbiano uno che suoni bene; Ralph invece resta il Ralph di sempre, un bravo giovanotto di provincia ingenuo ed altruista, onesto e simpatico ma destinato a restare ai margini degli eventi. Accetta così di occuparsi dei piccoli problemi della sua città invece di correre a salvare il mondo da intrighi internazionali o calamità. Le avventure sono ambientate negli ultimi anni della Guerra Fredda: ci sono spie e complotti, c’è qualche invenzione sperimentale, i super eroi e gli alieni sono popolarissimi tuttavia esistono solamente nei cartoni animati e nei fumetti. Le cospirazioni restano sullo sfondo, di rado Ralph interviene nella competizione tra la propria nazione e la Russia. Invece difende una cittadina dai soprusi di una banda di motociclisti, esplora miniere abbandonate divenute un covo di delinquenti, discolpa giovani sfortunati da colpe non commesse, sventa ricatti, aiuta vecchietti minacciati di sfratto, fa luce su incidenti sportivi… pone mano a situazioni che forse meriterebbero un articolo sulla cronaca locale di un quotidiano a diffusione regionale, dopo le pagine dello sport.
La commedia umana del maldestro super eroe viene raccontata con i toni leggeri della televisione disimpegnata, e le situazioni vengono filtrate con l’umorismo malinconico e poetico del clown. In questo modo è possibile confessare le fragilità di una Nazione, alle prese con il disgregarsi della famiglia, con un sistema educativo pronto a discriminare i più deboli, con un sistema pensionistico che garantisce pochi diritti ai poveri, con una provincia depressa facile preda della delinquenza. Si riflette sul valore del Sogno Americano, sul mito del self made man riveduto e corretto attraverso lo sguardo di Ralph, paladino di un ceto medio che trova poche possibilità di mostrare il suo valore.
Le riflessioni tutt’altro che scontate emergono dai vari episodi, e la leggerezza degli intrecci permette di sdoganare riflessioni altrimenti difficili da raccontare in una società all’apice del benessere.
A prima vista Ralph Supermaxieroe sembra una parodia puritana del mondo dei super eroi, realizzata con mezzi contenuti. Dal punto di vista formale, il telefilm ha poco da offrire. I set sono modesti interni oppure scorci di anonime periferie, catturate in inquadrature poco originali. Il montaggio rispetta i tempi previsti per l’introduzione delle pause pubblicitarie, e spesso le sequenze che richiedono effetti speciali vengono riproposte in puntate diverse. Gli artifici sono realizzati in relativa economia, e rivisti oggi, fanno sorridere. Con l’eccezione di Robert Culp, veterano di numerose altre produzioni minori, gli altri attori hanno avuto poca fortuna, a partire dalla bella Connie Sellecca, praticamente scomparsa dal mondo dello spettacolo. Il protagonista William Katt (che si era precedentemente distinto nel 1978 come uno dei protagonisti del cult Un mercoledì da leoni di John Milius) alla fine della terza stagione ha scelto di abbandonare la serie; probabilmente ha sopravvalutato le sue reali capacità interpretative e da allora è comparso in qualche puntata di telefilm, senza riuscire a reinventarsi un ruolo. Legato al costume rosso, oggi partecipa a conventions ed eventi a tema. L’annunciata quarta stagione di Ralph Supermaxieroe si è ridotta ad un unico lungo episodio in cui Ralph dona la tuta aliena ad una ragazza. Doveva essere un passaggio del testimone, il pilot per una serie rinnovata al femminile (The Greatest American Heroine), tuttavia lo show è stato cancellato ed anche l’unica puntata è scomparsa dai palinsesti televisivi.
Oggi circolano voci sul possibile reboot delle prime tre stagioni; personalmente nutro seri dubbi sulla riuscita di simili operazioni. Un rifacimento per funzionare dovrebbe esagerare tutti gli elementi più eclatanti del modello a cui si ispira. Gli effetti speciali di oggi certamente migliorerebbero l’estetica del telefilm, rischiando però di renderlo un esercizio di forma, lontano dallo spirito originario. Le avventure di Ralph negli anni Ottanta erano già molto innovative e paradossali, lontane dagli stereotipi e influenzate dalla realtà del periodo: è difficile enfatizzare caratteristiche tanto estreme. Inoltre il successo del personaggio è tutto dovuto ai telefilm, e nel corso degli anni non è stato riproposto da altri media. Anche il fumetto ispirato al telefilm ha vissuto per tre soli numeri: il personaggio probabilmente aveva già espresso tutte le sue potenzialità e aveva poco senso riproporre sterili variazioni sul tema. Oggi la rinascita dell’eroe potrebbe comportare una rivisitazione radicale, al punto da renderlo irriconoscibile agli occhi dei vecchi fan. Di reboot e remake fiacchi negli ultimi anni se ne sono visti troppi; probabilmente è preferibile riscoprire la vecchia serie e gustarla come un gran bel pezzo di antiquariato.
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