Nelle desolate contrade scozzesi, una creatura aliena prende le sembianze di una giovane attraente donna e a bordo di un furgone adesca uomini soli. Aiutata da un misterioso motociclista, la spietata creatura conduce i malcapitati in una casa e li elimina liquefacendoli. Ma dopo l’incontro con un giovane affetto da una grave malattia deturpante, l’aliena comincia a sperimentare suo malgrado sensazioni umane…
La donna che cadde sulla terra
Risulta difficile raccontare la trama di Under the Skin (2013) anche perché non c’è una trama vera e propria ma piuttosto ci troviamo di fronte a una serie di immagini perlopiù silenziose che lasciano alla nostra intuizione interpretare il tutto. Abbiamo parafrasato nel titolo della recensione il celebre film L’Uomo che cadde sulla Terra non per marcare i punti di contatto, quanto per evidenziare le differenze con la pellicola interpretata dal compianto David Bowie; infatti tanto quel film su un naufrago alieno era pregnante e intenso, quanto Under the Skin è un vuoto esercizio di stile, tecnicamente raffinato ma forse più adatto a essere ‘ospitato’ nel formato di un videoclip o cortometraggio. E’ con i videoclip musicali, infatti, che il regista britannico Jonathan Glazer si è fatto le ossa, lavorando per i più noti artisti rock (Massive Attack, Radiohead, Jamiroquai) e acquisendo un’indubbia tecnica cinematografica. Con un occhio rivolto ai maestri Kubrik e Lynch e anche un po’ al talentuoso Nicolas Winding Refn (Valhalla Rising), Glazer confeziona un film elegante, dallo svolgimento vago e criptico con alcune trovate visive azzeccate che mirano a stupire e a instillare nello spettatore una sensazione di inquietudine e angoscia. In parte ci riesce ma il risultato finale rischia di apparire pretenzioso e noioso. Che ci troviamo di fronte a una sorta di invasione aliena trova conferma più che altro dal fatto che il film è tratto (molto liberamente) dal romanzo Sotto la pelle di Michel Faber che narra appunto di un’aliena chirurgicamente modificata per assomigliare a una femmina umana, che si aggira in automobile per la campagna scozzese per rapire ignari autostoppisti maschi. Scopo di questi rapimenti è trasformare i malcapitati in cibo per dei famelici alieni. Ma il romanzo ha una connotazione satirica di critica sociale di cui il film si spoglia completamente per conservare solo un’esile cornice tra il fantascientifico e l’onirico. Nel film non ci è dato sapere perché l’alieno dalle sembianze femminili attragga in una casa isolata dei poveracci in cerca di compagnia per poi intrappolarli in un oscuro ‘non luogo’ dove vengono immersi in una sostanza scura che li assorbe fino all’annullamento totale. Forse si tratta di una singolare modalità di nutrimento e trasformazione del cibo…
Rinunciando in gran parte ai dialoghi e a un ‘solido’ contenuto fantascientifico, il regista londinese punta tutto su uno stile che vuole essere innovativo e visionario, su atmosfere disturbanti, sull’accattivante colonna sonora di Mica Levi e naturalmente sulla bella Scarlett Johansson nella parte della gelida cacciatrice. Ma alla fine, visto il flop al box office, Under the Skin risulta al massimo come un’irritante versione chic di Specie mortale (1995) con una sceneggiatura ridotta ai minimi termini. O forse come un video-manifesto di misoginia dove la donna è vista nelle vesti di predatrice sessuale priva di emozioni che si accanisce contro dei maschi derelitti e solitari. Glazer per stupire, non esita a tirare allo spettatore un colpo basso ricorrendo ad un attore (Adam Pearson) realmente affetto da una terribile malattia deturpante da contrapporre alla Johansson (che non manca di esibirsi in un piacevole nudo frontale). Poi come in un Rape & Revenge a ruoli invertiti la fredda donna aliena subirà una dura punizione per mano di un brutale boscaiolo. Dopo l’incontro con il ragazzo sfigurato, l’aliena sembra cercare di umanizzarsi ma paga a caro prezzo il tentativo. In verità anche la trasformazione del personaggio ci sembra immotivata e incomprensibile e non riesce a variare il ritmo monocorde della narrazione.
Comunque Under the Skin, al di là delle ambizioni artistiche, rimane perlomeno un tentativo lodevole di cinema fantascientifico europeo al di fuori degli schematici modelli hollywoodiani; Glazer, con una certa perizia, mira a provocare nello spettatore sensazioni stranianti, quasi a livello viscerale, riuscendovi a tratti. Gli splendidi e desolati panorami scozzesi sotto i cieli umidi, ambienti e situazioni di totale alienità e incomprensibile crudeltà (il già citato spazio nero dove le vittime vengono liquefatte o il bambino abbandonato su una spiaggia deserta), i dialoghi quasi assenti, la protagonista che perde nel finale il suo ‘travestimento’ di pelle umana, sono tutti elementi che rimangono impressi e che ci coinvolgono nostro malgrado, nonostante il disappunto provato per la mancanza di una sceneggiatura di spessore che amalgami il tutto.
Concepito per essere un film ‘controverso’, Under the Skin, è riuscito a ottenere svariate nomination in vari festival tra cui una Nomination Leone d’Oro al miglior film a Jonathan Glazer al Festival di Venezia 2013 e un premio come Miglior colonna sonora a Mica Levi all’European Film Awards 2014.
Titolo: Under the Skin
Anno: 2013
Regia: Jonathan Glazer
Produzione: Regno Unito – Film4, FilmNation Entertainment… – durata 108 min.
Sceneggiatura: Walter Campbell, Jonathan Glazer
Fotografia: Daniel Landin
Effetti speciali: Mark Curtis
Musica: Mica Levi
Interpreti: Scarlett Johansson, Paul Brannigan, Adam Pearson, Jessica Mance, Robert J. Goodwin
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